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Taranto

Eolico offshore, il Porto di Taranto snodo strategico

Al summit nazionale promosso da Anev emerge il ruolo chiave del capoluogo ionico nella filiera dell’eolico marino. Presentato uno studio della Sapienza: fino a 60.000 nuovi occupati con investimenti tra 10 e 20 miliardi

Giovanni Gugliotti

Giovanni Gugliotti

TARANTO - L’Italia si affaccia su una nuova fase della transizione energetica con rinnovata consapevolezza. Dopo anni di stallo, il settore dell’eolico offshore si prepara a ripartire, sostenuto da condizioni favorevoli sotto il profilo tecnologico, normativo e culturale.

A testimoniarlo è il 3° summit nazionale promosso da ANEV, intitolato “Mai partiti, ma pronti a ripartire. Il tempo dell’eolico offshore in Italia è ora”, in corso a Roma presso la sede del GSE. L’evento ha riunito istituzioni, operatori industriali, esperti e ambientalisti per fare il punto su una delle sfide più urgenti della transizione verde.

Tra i momenti centrali della giornata, il panel dedicato alle infrastrutture strategiche per lo sviluppo dell’eolico marino. Qui è intervenuto anche Giovanni Gugliotti, Commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, che ha ribadito l’impegno del Porto di Taranto nel porsi come punto di riferimento per la futura filiera italiana del settore.

Taranto è pronta a diventare un polo strategico per l’eolico offshore – ha affermato Gugliotti – grazie alla sua posizione nel Mar Ionio, alle infrastrutture portuali avanzate e alla recente designazione del MASE come hub per la produzione e l’assemblaggio delle piattaforme”. Il commissario ha parlato di un’opportunità concreta per scrivere il futuro energetico dal mare, trasformando la vocazione logistica della città in una leva industriale per l’intero Mezzogiorno.

Al confronto hanno partecipato anche figure istituzionali e rappresentanti del settore energetico, come Marco Piendibene, sindaco di Civitavecchia, Enrico Maria Carlini di Terna, Marcello Vernola, consigliere giuridico del senatore Fazzone per la Commissione 8ª del Senato, ed Eugenio Tranchino dello studio legale Watson Farley & Williams.

Tra gli interventi più attesi, quello del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha inviato un videomessaggio sottolineando l’importanza di una filiera integrata per garantire indipendenza energetica, sostenibilità e sviluppo economico.

Durante il summit è stato anche presentato un importante studio dell’Università La Sapienza, che analizza gli impatti economici, occupazionali e sociali legati allo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante. Il rapporto, curato da un team del Dipartimento di Ingegneria Astronautica, Elettrica ed Energetica, offre uno scenario concreto di sviluppo nel breve termine.

Secondo quanto illustrato da Livio De Santoli, prorettore alla Sostenibilità della Sapienza, e Davide Astiaso Garcia, professore ordinario e segretario generale di ANEV, con investimenti compresi tra 10 e 20 miliardi di euro sarà possibile sviluppare quote significative della produzione nazionale di strutture galleggianti e sottostazioni, con una ricaduta stimata fino a 60.000 posti di lavoro full-time.

Lo studio prevede anche una suddivisione dettagliata per fasi dell’intera filiera, dalla produzione alla manutenzione, con l’obiettivo di evidenziare dove e come l’Italia può diventare protagonista nella realizzazione di impianti offshore. Un’opportunità industriale, energetica e occupazionale che potrebbe ridisegnare il profilo produttivo del Paese, a partire da porti come quello di Taranto.

Il messaggio emerso dal summit è chiaro: il tempo dell’eolico offshore in Italia è arrivato. E questa volta, dalle parole si punta ai fatti.

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