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Taranto
18 Luglio 2025 - 07:22
Lo studente jonico Manuel Vozza
TARANTO - Una dura presa di posizione arriva dagli studenti pugliesi contro l’impostazione repressiva della scuola italiana, così come rappresentata dalle recenti dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara. A intervenire è Manuel Vozza, liceale e portavoce degli studenti dell’ambito 23 della Regione Puglia – che comprende 18 comuni (Avetrana, Carosino, Faggiano, Fragagnano, Grottaglie, Leporano, Lizzano, Manduria, Maruggio, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Pulsano, Roccaforzata, San Giorgio Ionico, San Marzano di San Giuseppe, Sava e Torricella) – nell’ambito del progetto regionale “Giovani in Consiglio”.
L’attacco parte dalle parole pronunciate dal Ministro in merito alla maturità: per Valditara, restare in silenzio all’orale sarebbe motivo sufficiente per bocciare uno studente. Una posizione che Vozza definisce “l’ennesima prova di un’idea di scuola basata su obbedienza e repressione, più che su ascolto e crescita”.
“Alcuni maturandi hanno scelto consapevolmente il silenzio come forma di protesta verso un modello scolastico rigido, competitivo e distante. Anziché cogliere il messaggio, il Ministro ha risposto con la minaccia di una bocciatura pubblica”, spiega Vozza. Un approccio, a suo dire, autoritario e incapace di comprendere il disagio reale vissuto quotidianamente nelle aule.
Il giovane rappresentante sottolinea che le vere emergenze scolastiche sono altre: precariato tra i docenti, edifici inadeguati, classi sovraffollate, programmi datati e risorse insufficienti. E mentre la scuola reale affronta queste criticità, “Valditara si concentra su divieti simbolici come quello dei cellulari, che non risolvono nulla e alimentano solo una falsa idea di disciplina”.
Vozza chiede una scuola aperta al dialogo, capace di formare e non di punire. Una scuola che non nasconda la realtà ma la affronti, introducendo con serietà e continuità contenuti formativi oggi relegati in modo marginale nell’Educazione Civica. “Una sola ora settimanale, spesso gestita in modo approssimativo, non basta”, denuncia.
Tra le priorità indicate dagli studenti figurano educazione sessuale e affettiva, educazione finanziaria ed educazione digitale: ambiti fondamentali per affrontare il mondo contemporaneo, ancora troppo assenti o trattati superficialmente nei programmi scolastici attuali.
“La nostra generazione non ha bisogno di divieti, ma di strumenti. Non vuole una scuola che zittisce il dissenso, ma che lo ascolta. Non chiede punizioni, ma formazione vera”, conclude Vozza, che invita a ripensare profondamente il modello educativo italiano.
La richiesta è chiara: una scuola che parli davvero ai giovani, che riconosca il diritto alla libertà di espressione e che investa nella crescita individuale e collettiva, a partire dai bisogni reali degli studenti.
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