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Bari
17 Luglio 2025 - 07:40
Aula scolastica
BARI - La fotografia scattata dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) è netta: l’inflazione crescente e il caro vita stanno mettendo in seria difficoltà i docenti, soprattutto quelli costretti a vivere lontano dalla propria sede di origine. A pochi giorni dalla scadenza del 27 luglio 2025 per la presentazione delle domande di assegnazione provvisoria e utilizzazione, l’organizzazione lancia un appello al Ministero dell’Istruzione e del Merito, affinché vengano adottate misure urgenti e flessibili per tutelare i lavoratori della scuola più esposti.
Secondo i dati ufficiali Istat riferiti al mese di giugno 2025, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,7% su base annua, con un'accelerazione rispetto all’1,6% di maggio. I beni alimentari non lavorati, particolarmente vulnerabili agli shock climatici e alle fluttuazioni delle materie prime, hanno fatto segnare un incremento annuo del 4,2%, in crescita rispetto al 3,5% del mese precedente. Anche il carrello della spesa, comprensivo di alimentari e beni per la cura personale e della casa, è salito del 2,8% annuo, superando il 2,7% registrato a maggio.
La cosiddetta inflazione di fondo, che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, si attesta al 2% annuo, mentre i servizi rimangono stabili sul 2,7%. Particolarmente colpiti risultano i servizi di trasporto, saliti al 2,9%, e i beni ad alta frequenza d’acquisto, come carburanti e alimenti di base, cresciuti fino al 2% rispetto all’1,5% del mese precedente.
A fronte di questa dinamica, il CNDDU sottolinea come i docenti fuori sede, specie quelli assegnati alle regioni del Centro-Nord, siano tra le categorie più esposte. Il costo medio mensile per vivere lontano da casa – tra affitto, trasporti e spese alimentari – si aggira tra 1.100 e 1.400 euro, una cifra che in molti casi assorbe l’intero reddito mensile netto o lo supera, generando un disagio materiale ed emotivo crescente.
Il presidente del CNDDU, prof. Romano Pesavento, evidenzia come questa condizione non incida solo sul benessere dei singoli lavoratori, ma finisca per compromettere anche la qualità dell’offerta educativa. Di qui la richiesta urgente di favorire il ricongiungimento familiare, riconoscendo il diritto a tornare nella propria area di origine a chi ha maturato almeno 10 anni di servizio fuori sede, superando i vincoli triennali che spesso ostacolano una gestione equa e sostenibile delle assegnazioni.
«Occorre garantire procedure rapide, trasparenti e sensibili alle condizioni di disagio sociale ed economico – sottolinea Pesavento – affinché le operazioni di mobilità per l’anno scolastico 2025/2026 rispecchino davvero i principi di giustizia sociale e rispetto dei diritti umani fondamentali».
Il Coordinamento chiede dunque che si intervenga con misure concrete per arginare l’erosione del potere d’acquisto e ridurre il peso dei costi essenziali sulla vita dei docenti, restituendo stabilità e dignità a chi ogni giorno garantisce il funzionamento della scuola pubblica. Una sfida non più rinviabile per chi ha a cuore l’equità del sistema educativo e la coesione sociale del Paese.
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