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Taranto

Abusivismo dilagante, l'ira degli artigiani: l’allarme per la tenuta del sistema

Confartigianato lancia un appello urgente alle istituzioni: “Senza controlli il sistema rischia di crollare. A rischio imprese regolari, salute pubblica e legalità. Se chiudiamo noi, chiude l'Italia”

Artigiani al lavoro

Artigiani al lavoro

TARANTO - Il mercato dell’artigianato in provincia di Taranto è sotto assedio. E non per crisi di domanda o mancanza di qualità, ma per la presenza ormai fuori controllo di un sommerso che sottrae lavoro e fiducia agli operatori onesti. A denunciarlo, ancora una volta, è Confartigianato Taranto, che ha lanciato un duro comunicato per richiamare le istituzioni locali a un intervento urgente e concreto contro l’abusivismo e la concorrenza sleale.

“Il rischio è che il sistema salti completamente”, si legge nell’apertura del documento a firma del Segretario generale Fabio Paolillo, in cui si sottolinea come diverse migliaia di operatori a nero, totalmente sconosciuti a INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate e Camera di Commercio, operino indisturbati in tutta la provincia, sottraendo milioni di euro alla fiscalità generale e mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle piccole imprese regolari.

“L’illegalità non può avere giustificazioni”, ribadisce Confartigianato, che definisce il fenomeno non solo dannoso dal punto di vista economico, ma anche pericoloso per la sicurezza dei cittadini, costretti a rivolgersi a operatori privi di qualsiasi garanzia formale. Il sommerso, evidenzia l’associazione, dilaga in settori come moda, edilizia, autoriparazione, impiantistica, autotrasporto, estetica, acconciatura e alimentare, con picchi di attività illegale durante la stagione estiva.

Nonostante gli apprezzamenti per l’impegno della Polizia Stradale nel contrasto alle officine abusive, negli altri settori manca un’azione di controllo sistematica, denuncia Confartigianato. Il paradosso? “Si finisce per controllare solo le imprese regolari, mentre chi lavora in nero agisce indisturbato”.

Il comunicato entra nel dettaglio di alcuni esempi emblematici. A partire dal settore estetico, dove dal 1° settembre 2025 entrerà in vigore il divieto per due sostanze chimiche pericolose usate nei trattamenti per unghie. Le aziende regolari saranno sottoposte ai dovuti controlli, ma chi controllerà le decine di migliaia di operatrici abusive attive in case private, spiagge e locali?

Altro settore in crisi è quello dell’impiantistica: centinaia di installatori regolari denunciano l’impossibilità di competere con operatori abusivi che offrono il montaggio di climatizzatori a prezzi stracciati, come 75 euro, cifra del tutto incompatibile con un’attività in regola. “Chi lavora rispettando le normative F-GAS, le disposizioni fiscali e le misure di sicurezza viene penalizzato due volte”, avverte l’associazione.

Dietro l’illegalità si nasconde un fallimento di sistema, dove la mancanza di controlli, unita alla facilità di promozione tramite passaparola e social network, sta minando la credibilità e la sopravvivenza del tessuto produttivo locale.

“Gli artigiani regolari sono arrabbiati, delusi, ma non rassegnati”, sottolinea Confartigianato. E rilancia un doppio appello: alle istituzioni, per rafforzare i controlli e sostenere chi rispetta le regole, e ai cittadini, invitati a scegliere solo professionisti qualificati, veri garanti di sicurezza, qualità e legalità.

La battaglia contro l’abusivismo non è più solo una questione economica: è una sfida culturale, sociale e di civiltà. “Se chiudiamo noi, chiude l’Italia”, è il grido degli artigiani tarantini. E questa volta non è uno slogan.

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