TRANI - Portare anche a Trani un modello già attivo nella provincia di Bari, dove gli esami diagnostici vengono eseguiti anche in orario serale e nei fine settimana. È questa la richiesta formulata con urgenza dall’associazione di cittadinanza attiva Oikos Trani e dalla sezione locale del Codacons, che hanno inoltrato una formale richiesta di incontro al Commissario straordinario della Asl Bat, al presidente della Regione Puglia e agli assessori regionali alla Sanità e al Bilancio.
Nel mirino delle due realtà associative c’è la necessità di ridurre i tempi di attesa per esami ad alta complessità, come risonanze magnetiche e TAC, che al momento costringono molti cittadini a prenotazioni con scadenze inaccettabili, anche oltre il 2028. Il personale del PTA di Trani, spiegano le associazioni, ha già dato piena disponibilità a svolgere le prestazioni anche in orari straordinari, dal lunedì al venerdì fino alle 23.00, il sabato tra le 14.00 e le 20.00, e la domenica dalle 8.00 alle 14.00.
Secondo Oikos e Codacons, il progetto già avviato a Bari rappresenta un modello virtuoso da replicare, che permetterebbe alla Puglia di emergere come esempio positivo sul fronte dell’organizzazione dei servizi sanitari pubblici. E Trani – sottolineano – ha tutte le condizioni per fare la propria parte: all’interno del presidio territoriale sono già presenti apparecchiature di ultima generazione, inutilizzate nelle fasce orarie pomeridiane e nei giorni festivi, e una squadra di operatori motivata e pronta a contribuire.
“Non si tratta di invadere il campo della politica né di forzare scelte amministrative”, affermano i promotori della proposta, Antonio Carrabba (Oikos) e Nicola Ulisse (Codacons), ma di dare una risposta concreta a un diritto fondamentale, quello alla salute, intervenendo con soluzioni operative per accorciare le liste d’attesa, che oggi rappresentano uno dei principali disagi del sistema sanitario pubblico.
Oltre a migliorare l’efficienza del servizio, la proposta avrebbe anche un impatto positivo sul piano economico e sociale, prevenendo ritardi diagnostici che comportano ricadute gravi sia in termini di salute che di costi per l’intera collettività. “Siamo consapevoli – concludono – che avviare questo percorso richiederà un investimento sul personale, ma i benefici supererebbero ampiamente l’onere iniziale. Non chiediamo miracoli, ma almeno un tentativo concreto di sperimentazione”.
Le due associazioni attendono ora una risposta dalle istituzioni, chiedendo che si valuti con attenzione e senza ulteriori rinvii una proposta che parte dal basso ma guarda lontano, con l’unico obiettivo di offrire ai cittadini un servizio sanitario più accessibile, efficace e tempestivo.