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L'analisi

Debiti pubblici e finanza globale, il grande bluff del sistema

Il meccanismo di un debito perenne, sostenuto da interessi e alimentato da illusioni. Un equilibrio precario che potrebbe crollare da un momento all’altro

Soldi

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BARI - I debiti pubblici di tutto il mondo non saranno pagati mai ma solo rinnovati. Questa è una realtà risaputa da creditori e debitori ed è bene che i risparmiatori lo sappiano. Quindi si tratta di una bolla di sapone che non si sa come far esplodere. I creditori “istituzionali”, cioè quelli che manovrano somme ingentissime, però non sanno cosa farsene di così tanti soldi (cioè quanti ne ricaverebbero qualora il debito fosse anche solo parzialmente restituito) e quindi non ne chiedono la restituzione se non per rinnovare il credito; anzi ne accrescono gli importi “investiti” (cioè prestati) perché si aggrappano alla redditività. Questo è il punto che regge l’intera finanza globale: il tasso di interesse che remunera il creditore! Creditore che sa che il suo credito non vale nulla perché non sarà mai ripagato ma sa anche che fintanto che si sostiene e si mantiene in vita il debitore (che riesce a sopravvivere pur essendo certamente insolvente cioè in default -di fatto- ormai da decenni) si percepirà una redditività crescente.

È una situazione “normale”? Certamente no: le Istituzioni pubbliche di tutto l’Occidente sono in default ma non lo vogliono credere; possono distruggere il creditore ma non sanno di poterlo fare; sono in mano ai creditori, mentre questi ultimi sono possessori del nulla ma su quel nulla realizzano cifre faraoniche a scapito dei contribuenti di tutto il mondo. Come “equivoco” non c’è male e rimarrà nella Storia come monumento all’imbecillità di governo, una specie di “segreto di Pulcinella”, sul quale si regge il mondo della finanza.

Si cammina sull’orlo di un abisso. Basterebbe un passo falso da una parte o dall’altra per far cadere tutto. In altri tempi i Re ad un certo punto non restituivano il debito contratto e i loro creditori venivano ridimensionati seriamente. Oggi meglio sarebbe un grande negoziato tra le due parti per disinnescare la bomba. Negoziato che sia inteso a superare nell’interesse di tutti la contrapposizione di interessi attuale e non sarebbe molto difficile. Negoziato che però nessuno avvia perchè tutti credono di guadagnare dallo statu quo e tutti non credono in un salto che ritengono essere nel buio e qualcuno forse sta organizzando un colpo gobbo planetario.

Ma tutto questo sarebbe possibile qualora si governasse con senso collaborativo (nel senso cattolico del termine); cosa quanto meno fantasiosa. L’Occidente è il regno della competizione e non certo della collaborazione; idea competitiva che non permette l’apertura di un tavolo negoziale se non in caso di crisi gravissima. I finanzieri, dopo aver scoperto di poter - nei casi estremi - costringere le banche centrali a sostenerli perché sono “troppo grandi per fallire”, credono di essere invulnerabili e quindi procedono a consolidare il controllo politico dell’Occidente anche “convertendo” - armi in pugno se necessario - quei pezzi di pianeta ancora recalcitranti e riottosi al dominio incontrastato della finanza.

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