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12 Luglio 2025 - 06:37
Mons. Angelo Raffaele Panzetta
LECCE - Il cuore della città si è aperto al suo nuovo pastore nel giorno della festa di San Benedetto. Venerdì 11 luglio, in piazza Duomo, si è tenuta la solenne celebrazione eucaristica che ha ufficialmente segnato l’avvio del ministero pastorale di monsignor Angelo Raffaele Panzetta come arcivescovo metropolita di Lecce. Nonostante la nomina sia divenuta effettiva lo scorso 18 giugno, e dopo aver ricevuto il pallio dei metropoliti da Papa Leone XIV il 29 giugno, è stato l’abbraccio della comunità riunita a rappresentare il vero inizio pubblico della sua guida episcopale.
Durante l’omelia, carica di intensità spirituale e riferimenti personali, Panzetta ha tracciato la rotta della Chiesa di Lecce per i prossimi anni, partendo da un ricordo giovanile che lo ha accompagnato fin sull’altare. Un consiglio ricevuto dal vescovo Benigno Luigi Papa – “se credi nella potenza efficace della Parola di Dio, vai” – è tornato vivo nella mente del presule. “Sì, io ci credo – ha affermato – e in questa Parola c’è la luce per interpretare ciò che stiamo vivendo”.
Il nuovo arcivescovo ha articolato la sua riflessione attorno all’ascolto delle letture del giorno, indicando la sapienza, la prudenza e la giustizia come i pilastri su cui costruire una comunità viva e fedele al Vangelo. La sapienza, ha spiegato, “è la capacità di guardare le cose con gli occhi di Dio” e nasce dall’ascolto profondo della Parola. La prudenza permette il discernimento e la giustizia è “la prima via della carità”.
“Una Chiesa che ascolta e custodisce la Parola genera atteggiamenti virtuosi”, ha sottolineato Panzetta, chiedendo alla comunità di essere capace di cercare la verità “a mani nude, come chi scava per trovare un tesoro”. Solo così, ha detto, sarà possibile rispondere alla domanda fondamentale: “Signore, cosa vuoi da noi oggi?”
Riprendendo la seconda lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, il vescovo ha evidenziato lo stile del ministero di Paolo come modello da imitare. “Servire con umiltà, non tirarsi indietro, testimoniare il Vangelo della grazia di Dio: ecco il compito che ci attende”, ha detto. Ha quindi rivolto un appello chiaro a tutta la comunità ecclesiale: “Mai dobbiamo rinunciare alla responsabilità educativa che ci è stata affidata. La resa è il peggior danno che possiamo fare alla Chiesa”.
Nella parte conclusiva dell’omelia, mons. Panzetta ha invitato i fedeli a non cercare ricompense immediate, ma a fissare lo sguardo su Cristo. La vera ricompensa, ha spiegato, “è vivere con il Signore”, non per ottenere un ritorno terreno, ma per condividere la sua gloria eterna.
L’omelia si è poi intrecciata con la figura di San Benedetto, ricordato come maestro spirituale e testimone esigente. Panzetta ha sottolineato il valore educativo delle comunità fondate sulla Regola benedettina, capaci di unire contemplazione e azione, di dare priorità alla preghiera, e di non anteporre nulla all’amore per Cristo. “Una comunità autentica – ha detto – è una scuola del servizio di Dio”.
Ampio spazio è stato riservato alla riflessione sul ruolo degli educatori e delle guide spirituali. Il nuovo arcivescovo ha chiarito che l’autorità nella Chiesa non è dominio, ma servizio: “Chi guida una comunità prende le veci di Cristo. Deve essere padre tenero e maestro esigente, capace di ascoltare anche l’ultimo arrivato”. Ha poi messo in guardia dalla tentazione del potere, che può “rovinare un educatore”.
Nel suo discorso, Panzetta ha anche affidato idealmente il cammino della diocesi a una “missione condivisa”: “Testificari Evangelium Gratiae”, cioè rendere testimonianza al Vangelo della grazia. Un impegno che, ha auspicato, “diventi il motto di ogni comunità, parrocchia, associazione, confraternita, movimento e istituto di vita consacrata”.
La parte più intima dell’intervento si è colorata di emozione e gratitudine, con il ricordo dei propri genitori, del vescovo Benigno Luigi Papa, di don Guglielmo Motolese e di “tanti uomini e donne che hanno fatto sul serio con Dio”. Rivolgendosi infine alla comunità, ha chiuso con una consegna chiara: “Abbiamo una missione, abbiamo le coordinate per camminare. Diamoci coraggio e mettiamoci tutto il cuore”.
In piazza Duomo, tra i segni della festa e la commozione di un’intera città, la Chiesa di Lecce ha accolto il suo nuovo pastore. Un inizio carico di parole forti, visione profonda e senso di responsabilità. Un nuovo capitolo che si apre nel segno dell’ascolto e della testimonianza.
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