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Goletta Verde
11 Luglio 2025 - 11:05
Delfini
TARANTO – Tra le pale dell’unico impianto eolico offshore attivo nel mar Mediterraneo, la vita marina continua a prosperare. Lo dimostrano i dati presentati da Goletta Verde di Legambiente a Taranto nel corso della quarta giornata di tappa pugliese: dal 2018 al 2024, nel Golfo di Taranto sono stati registrati oltre 1.200 avvistamenti di cetacei, 641 dei quali successivi all’entrata in funzione del parco Beleolico, inaugurato nel 2022.
Il dato emerge dallo studio “Energia Rinnovabile e Conservazione Marina”, condotto dalla Jonian Dolphin Conservation su incarico di Renexia. Si tratta della prima indagine scientifica del Mediterraneo a valutare gli effetti di un impianto eolico offshore sulla distribuzione e sul comportamento dei cetacei. Due i periodi di monitoraggio considerati: 2018-2021 e 2022-2024, con l’esclusione del 2020 a causa della ridotta attività in mare durante la pandemia.
La presentazione a Taranto dello studio sulla presenza dei cetacei - Goletta Verde
Le osservazioni hanno documentato la presenza stabile di diverse specie, tra cui stenella striata, tursiope, grampo, capodoglio, delfino comune e zifio. In particolare, la stenella striata è risultata la più avvistata in entrambi i periodi, con un incremento di prossimità all’impianto registrato nel 2024. Non si rilevano invece variazioni significative nella distanza mantenuta dagli aerogeneratori per tursiope e grampo. Degna di nota anche la presenza recente dello zifio, cetaceo raro e poco osservabile, segnalato nel 2023 e 2024.
Per valutare l’impatto potenziale dell’impianto, è stato applicato il modello scientifico BACI (Before-After Control Impact), con la supervisione del comitato scientifico della Jonian Dolphin Conservation e del professor Roberto Carlucci dell’Università di Bari. I primi risultati, sebbene preliminari, non indicano alterazioni significative nella presenza dei cetacei nell’area e aprono la strada a nuove valutazioni sulla compatibilità tra transizione energetica e biodiversità marina.
Legambiente sottolinea la necessità di proseguire il monitoraggio e adottare un approccio ecosistemico nella pianificazione delle infrastrutture offshore. Ogni fase, dalla progettazione al repowering fino allo smantellamento, dovrà essere guidata da criteri scientifici e attenzione alle aree ecologicamente sensibili, comprese le rotte migratorie di mammiferi marini, i siti Natura 2000 e le zone di riproduzione e alimentazione.
Il caso Taranto, come altri studi europei, tra cui quello olandese sugli elasmobranchi, dimostra che l’eolico in mare può favorire anche la presenza stabile di alcune specie marine. Legambiente torna così a chiedere di accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore, per raggiungere i target del 2030 fissati dal Decreto Aree Idonee.
Secondo i dati aggiornati, in Italia sono stati installati 1.803 MW, pari al 24,4% dell’obiettivo nazionale di 7.387 MW. La Puglia, attualmente, accumula un ritardo di 174 MW, e per colmare il gap dovrà triplicare il ritmo annuo di installazione, passando dagli attuali 339 MW a oltre 1.000 MW all’anno. In caso contrario, il traguardo sarà raggiunto con 10 anni e mezzo di ritardo.
La Regione Puglia ha le carte in regola per diventare un hub strategico delle rinnovabili, spiega Legambiente Puglia. A testimoniarlo ci sono 26 progetti eolici offshore in fase di valutazione, per una potenza complessiva di 24 GW e 1.172 pale eoliche a una distanza media dalla costa di 27 km. Anche se non tutti saranno realizzati, rappresentano un’opportunità unica per trasformare il sistema energetico regionale e contribuire alla decarbonizzazione.
Domani, sabato 12 luglio, l’ultima tappa pugliese di Goletta Verde si concluderà a Bari con la presentazione del monitoraggio delle acque. Un’occasione per ribadire che la conoscenza scientifica è la base per una vera sostenibilità, anche nell’era della transizione energetica.
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