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Taranto

Ex Ilva, Stellato: "La nave rigassificatrice? Oltre la diga foranea in costruzione"

Il consigliere regionale e comunale rilancia sul piano di decarbonizzazione e propone un addendum per garantire ricadute concrete su lavoro, sanità, trasporti e università

L'ex Ilva

L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia

TARANTO - Il Consigliere regionale e comunale di Taranto Massimiliano Stellato, prende posizione sull’accordo in via di definizione per il futuro dello stabilimento siderurgico. Lo fa subito dopo la chiusura dell’incontro convocato a Palazzo di Città dal sindaco Piero Bitetti, al quale ha partecipato insieme ad altri rappresentanti istituzionali e politici.

Le bozze di intesa tra Governo e istituzioni, finalizzate all’elaborazione di un accordo di programma e al rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale, prevedono – afferma Stellato – un processo di decarbonizzazione dell’impianto con l’abbandono graduale delle fonti fossili. Il cronoprogramma iniziale di 12 anni, da me ritenuto inaccettabile, è stato rivisto e ridotto, ed è attualmente al vaglio degli esperti del Ministero”.

Secondo il consigliere, il nuovo modello produttivo ha trovato ampio consenso tra le istituzioni coinvolte, le forze politiche e i sindacati. Ma la sfida vera sarà realizzare concretamente la riconversione, passando dalle intenzioni ai progetti esecutivi.

Stellato indica i due scenari ancora in discussione: impianti di preridotto da collocare a Taranto o in altri territori, a supporto dei tre forni elettrici previsti. “Il nodo cruciale – sottolinea – resta l’approvvigionamento di gas, risorsa non garantita dagli impianti di Tempa Rossa”. Per questa ragione, avanza una proposta concreta: "Posizionarla a 12 miglia dalla costa renderebbe l'operazione antieconomica, mentre ospitarla vicino alla terraferma farebbe incrementare il rischio di incidenti rilevanti, già elevato per la presenza di Eni e dello stesso siderurgico. La soluzione, che ho provato ad esprimere nel corso degli incontri, potrebbe essere quella di posizionare, in via temporanea, la nave "gasiera" al di là della costruenda diga foranea, ipotesi sulla quale anche l'autorità portuale di Taranto pare abbia espresso parere "non ostativo". 

L’alternativa, avverte, sarebbe perdere nuovi impianti e occupazione a vantaggio di altri territori. “Taranto non può permettersi di restare a guardare – aggiunge – e il via libera all’accordo dovrà tradursi in benefici certi per l’intera comunità ionica”.

Stellato chiede di inserire un addendum negoziale che vincoli il Governo a una serie di interventi strategici: l’apertura ai voli civili dell’aeroporto, nuove infrastrutture come l’alta velocità ferroviaria e il collegamento autostradale, investimenti universitari, il superamento del blocco delle assunzioni in sanità, piani di edilizia residenziale pubblica e una gestione degli esuberi attraverso percorsi di ricollocazione lavorativa.

“È il momento di costruire una visione d’insieme – conclude – che restituisca alla città dignità e prospettiva. Taranto ha già pagato un prezzo altissimo: adesso ha diritto a essere protagonista del proprio futuro”.

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