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Taranto
09 Luglio 2025 - 15:05
Michele Emiliano nel corso dell'Audizione in Senato
ROMA - Tempi certi per la decarbonizzazione dell’ex Ilva, chiarezza sulle fonti energetiche da utilizzare e una richiesta di assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Sono questi i tre cardini dell’intervento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ascoltato oggi in Commissione 9 del Senato durante l’audizione sul decreto legge 92/2025 relativo al sostegno dei comparti produttivi.
“Abbiamo voluto questa audizione per portare in Parlamento la trattativa in corso con il Governo”, ha spiegato Emiliano, sottolineando come siano stati compiuti passi avanti decisivi: “Il ministero ha accettato di dimezzare i tempi della decarbonizzazione: scenderanno a 8 anni se si opterà per la realizzazione dei forni DRI a riduzione diretta, oppure a 7 anni se verranno installati solo forni elettrici. Ma questi ultimi, lo sappiamo, non garantiscono la stessa capacità produttiva”.
Sul tavolo resta la questione della nave rigassificatrice, che Emiliano affronta senza pregiudizi ideologici: “Non si tratta di essere favorevoli o contrari. Il punto è che, per realizzare i forni DRI, servono ingenti quantità di gas. Questo gas può arrivare anche tramite il gasdotto TAP o da Viggiano, in Basilicata. Se l’Unione Europea vieta il finanziamento di opere che trasportano combustibili fossili, va chiarito che in questo caso si tratta di un uso transitorio e finalizzato alla decarbonizzazione, quindi pienamente coerente con gli obiettivi europei. Basterebbe prolungare il TAP da Mesagne a Taranto per risolvere il problema, anche se è vero che una nave rigassificatrice offre maggiore flessibilità commerciale”.
Il presidente della Regione ha poi rivolto un appello ai partiti di opposizione, chiedendo una presa di posizione netta: “Abbiamo chiesto a AVS, Verdi-Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico di esprimere pubblicamente la propria linea sull’ipotesi di accordo con il Governo. Pur nel rispetto della nostra autonomia, è essenziale che vi sia chiarezza politica. Non possiamo sottoscrivere un’intesa e ritrovarci il giorno dopo sotto attacco da parte delle stesse forze che governano gli enti locali coinvolti, come Comune e Provincia di Taranto”.
Un chiarimento, ha aggiunto Emiliano, che serve soprattutto alla cittadinanza: “È giusto che la comunità tarantina sappia chi sostiene cosa, oggi e non domani”.
Il traguardo, però, è vicino: “Siamo a un passo dalla svolta che aspettavamo da dieci anni. Nessuna forza politica, ad oggi, ci ha chiesto di programmare la chiusura della fabbrica. Questo significa che l’impianto deve restare attivo e che l’accordo va firmato. Senza intesa con il Governo, non c’è né continuità produttiva né decarbonizzazione possibile”.
Il presidente ha infine ricordato che la linea della Regione, criticata in passato, è oggi condivisa anche da chi prima la osteggiava: “La Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto l’incompatibilità tra l’attuale ciclo integrale e la salute umana. Sarebbe assurdo rinunciare a un accordo proprio ora che possiamo finalmente superare questa tragedia industriale e ambientale”.
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