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Conversano
09 Luglio 2025 - 10:52
Un ulivo colpito dalla xylella
CONVERSANO - La Xylella fastidiosa torna a colpire, questa volta nel cuore della provincia di Bari. Tre ulivi infetti sono stati individuati nel territorio di Conversano, dove l’Osservatorio fitosanitario regionale ha disposto l’immediata eradicazione degli alberi colpiti. Tuttavia, le altre piante presenti nel raggio di 50 metri, come agrumi, peschi, albicocchi e susini, saranno risparmiate. Queste specie, infatti, non sono suscettibili al genotipo ST53 della sottospecie pauca, il ceppo responsabile dell’infezione.
A dare notizia del nuovo focolaio è Coldiretti Puglia, che lancia l’allarme sulla diffusione del batterio e chiede con forza misure straordinarie. L’impatto devastante della Xylella non si limita all’olivicoltura, ma coinvolge anche ambiente, economia e turismo, con ampie zone trasformate in distese spoglie di alberi morti.
Dal 2013 a oggi, il batterio ha colpito 8 mila chilometri quadrati di territorio, provocando un danno stimato in quasi 3 miliardi di euro e la perdita di 600 mila giornate di lavoro. Numeri che testimoniano l’urgenza di un secondo piano pluriennale di rigenerazione, dopo il primo intervento da 300 milioni di euro che non ha incluso 115 mila ettari.
“La Xylella non è più solo un problema pugliese: è un’emergenza nazionale ed europea – dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo –. Serve un secondo piano di intervento, con fondi adeguati e meno burocrazia, per rimuovere gli ulivi secchi e sostenere nuovi impianti”.
Nel frattempo, il polo antixylella promosso da Coldiretti, UNAPROL e CAI accompagna le imprese agricole nella ricostruzione della filiera, puntando su varietà resistenti come Leccino, Leccio del Corno, FS17 e Lecciana, in attesa dell’autorizzazione di nuove cultivar. L’obiettivo è rifondare “la più grande fabbrica green del Sud Italia”, come la definisce il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.
Ma il confronto tra piante distrutte e reimpianti mostra un bilancio ancora drammatico: solo 3 milioni di nuovi ulivi sono stati messi a dimora, a fronte di 21 milioni di esemplari colpiti, pari a poco più del 14%.
Il Salento paga il prezzo più alto. In provincia di Lecce, 3 olive su 4 sono andate perse, con un calo della produzione olearia del 75%. In provincia di Brindisi si registra un taglio del 30%, mentre nel Tarantino gli effetti si manifestano a macchia di leopardo, con un calo del 15%.
“È fondamentale agire subito, con piani straordinari e fondi certi, se vogliamo salvare ciò che resta della nostra olivicoltura – conclude Coldiretti –. Senza interventi urgenti, rischiamo di compromettere irreversibilmente un patrimonio agricolo, economico e paesaggistico unico al mondo”.
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