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L'intervento
09 Luglio 2025 - 10:24
La manifestazione di Cia Agricoltori italiani
CONVERSANO - L'avanzata della Xylella fastidiosa non si arresta e ora fa tremare anche la parte settentrionale della Puglia. Tre piante infette vennero individuate a Conversano, nel Barese, a 225 chilometri dal limite settentrionale della regione. Tra questi due estremi si estende il cuore pulsante dell’olivicoltura pugliese, che oggi si trova minacciato da una nuova, drammatica ondata del batterio.
L’allarme è stato rilanciato da Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, che da tempo chiede a gran voce l’intervento urgente delle istituzioni. “La Xylella è ormai una scheggia impazzita – afferma – non siamo più di fronte a un’emergenza gestibile con strumenti ordinari. Servono mezzi straordinari e un Commissario dotato di poteri speciali per fermare un nemico che non conosce confini”.
Secondo Sicolo, l’Unione Europea e il Governo italiano devono agire subito, senza altri rinvii. I ritrovamenti nel territorio di Conversano sono solo l’ultima spia di una situazione che rischia di diventare ingestibile. La Regione Puglia, sottolinea il rappresentante di CIA, “sta facendo il massimo con monitoraggi continui e tempestive eradicazioni, ma non può essere lasciata sola”.
Il batterio ha già messo in ginocchio le province di Lecce, Brindisi e Taranto, dove milioni di ulivi sono stati distrutti. Ora la malattia ha raggiunto anche il Barese e la Bat, dove i pochi focolai sono stati contenuti grazie alle misure previste dai protocolli sanitari. Solo in provincia di Foggia non si registrano casi, ma l’attenzione resta altissima.
Le zone più a rischio, come Bitonto, Corato, Andria e l'intera Capitanata, rappresentano i principali poli olivicoli del Sud Italia. Qui si contano migliaia di ettari di oliveti, centinaia di frantoi e una rete economica che garantisce reddito e occupazione a migliaia di famiglie. “L’olivicoltura è la nostra prima industria a cielo aperto – rimarca Sicolo – e se non si interviene ora, le conseguenze saranno devastanti”.
A preoccupare ulteriormente è la difficoltà a intervenire in zone marginali, come cunette, siepi, terreni incolti e aree abbandonate, dove il batterio può proliferare indisturbato. “Il rischio – spiega Sicolo – è quello di bruciare il motore dell’innovazione agricola italiana, con gravi ripercussioni anche dal punto di vista identitario, culturale e paesaggistico”.
L’appello di CIA Agricoltori Italiani è chiaro: serve una cabina di regia unica, risorse dedicate, poteri d’urgenza e un piano strutturato per la ricerca scientifica, in grado di sviluppare soluzioni definitive. “Solo con un intervento immediato, coordinato e su larga scala – conclude Sicolo – potremo evitare che la Xylella cancelli definitivamente l’olivicoltura pugliese e con essa una parte essenziale della nostra storia”.
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