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Il caso

Ex Ilva, da Regione, Provincia e Comune di Taranto: nessun ultimatum

Emiliano, Palmisano e Bitetti rispondono alla convocazione del Ministro Urso: “Procedere con rispetto istituzionale e ascolto delle comunità. I tempi li dettiamo insieme, non da soli”

Ex Ilva

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TARANTO - Il pressing del governo sull’accordo per il futuro dell’ex Ilva provoca una dura reazione degli enti territoriali. In una nota congiunta, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano e il sindaco di Taranto Piero Bitetti prendono posizione sulla convocazione ricevuta dal Ministro delle Imprese Adolfo Urso, attesa per domani a Roma.

Nel comunicato, i tre rappresentanti istituzionali fanno sapere che la convocazione del ministro, annunciata con l'intenzione di proseguire le trattative “ad oltranza, anche in ora notturna”, non è accompagnata da motivazioni chiare che giustifichino una simile accelerazione nei tempi.

“Per evitare equivoci – si legge nella nota – precisiamo che nella giornata di domani proseguirà un lavoro istruttorio condotto con serenità, rigore e rispetto reciproco tra le istituzioni coinvolte”.

La posizione è chiara: nessun ultimatum, nessuna corsa alla firma senza un passaggio di merito. “Gli enti territoriali – proseguono Emiliano, Palmisano e Bitetti – hanno il dovere di consultarsi con i propri organi di indirizzo politico, con le forze sindacali e imprenditoriali, e con tutte le componenti parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, che hanno già fissato le nostre audizioni ufficiali”.

Il messaggio è rivolto al governo e intende ribadire che le decisioni strategiche per il futuro di Taranto e del suo impianto siderurgico non possono essere prese in solitudine né imposte con forzature sui tempi.

Il tavolo sull’ex Ilva, che nelle intenzioni del governo dovrà portare alla sottoscrizione di un Accordo di Programma, rimane al centro dell’agenda politica. Ma la richiesta dei rappresentanti pugliesi è chiara: serve un percorso condiviso, che parta dal basso, e che tenga conto delle istanze del territorio, della partecipazione dei cittadini, del coinvolgimento dei lavoratori e delle ricadute economiche e ambientali di qualunque intesa venga siglata.

Nessuna pregiudiziale, dunque, ma una richiesta netta di correttezza istituzionale, che non esclude il dialogo ma ne reclama le giuste modalità e tempistiche, nella consapevolezza che il futuro della città e del suo polo industriale non può essere deciso con trattative notturne a porte chiuse.

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