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L'ex Ilva
07 Luglio 2025 - 19:10
L'incontro a Roma
Ferdinando Uliano - Fim Cisl
Michele De Palma - Fiom Cgil
Ancora un incontro interlocutorio sul caso ex Ilva, quello di oggi, lunedì, tra governo e sindacati. Restano da sciogliere i nodi rigassificatore e desalinizzatore, e la partita dell'autorizzazione integrata ambientale resta tutta da giocare. Queste le parole dei leader dei metalmeccanici dopo l'incontro.
Si è svolto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un nuovo confronto sul futuro dell’ex Ilva. All’incontro hanno partecipato i sindacati e il Ministro Adolfo Urso, con il Ministro del Lavoro Marina Calderone collegata in videoconferenza.
In una nota della Fim Cisl si legge che "il tavolo si è tenuto alla vigilia di un passaggio cruciale, con l’incontro di domani che sarà determinante per le sorti dello stabilimento di Taranto ma fondamentale anche per puntare alla tenuta dell'intero gruppo che, per noi, resta indivisibile su tutto il territorio nazionale.
La siderurgia è un asset strategico per l’Italia e non possiamo permetterci di comprometterlo. Le conseguenze sarebbero enormi, non solo dal punto di vista occupazionale. Domani le istituzioni Nazioali e locali dovranno assumersi la responsabilità di scelte che determineranno il futuro industriale del paese ma anche la sorte di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie.
Abbiamo provato a trasmettere consapevolezza di cosa determinate scelte posso produrre e speriamo prevalga il senso di responsabilità verso il futuro.
Il rilancio non è più rinviabile se si pensa che - oggi - il progetto ex Ilva si basa su un solo altoforno che tra poche ore vivrà una fermata manutentiva e vedrà, seppur per qualche giorno, azzerata la produzione.
È chiaro che la tenuta ambientale deve andare di pari passo con quella sociale. Non si può scindere un aspetto dall’altro.
Abbiamo inoltre messo in evidenza la portata occupazionale del sistema che ruota attorno all’ex Ilva: Se sommiamo tutti i lavoratori coinvolti, diretti e indiretti, ci troveremmo davanti a una situazione drammatica. Non possiamo ignorare il peso che questo sito produttivo ha sull’intero territorio.
Abbiamo ribadito l’importanza di una transizione che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche umano. È fondamentale che il percorso verso la decarbonizzazione tenga conto degli aspetti sociali. Non si può pensare a una riconversione che lasci indietro i lavoratori o che scarichi sui territori il prezzo del cambiamento. Serve un progetto serio, che coniughi innovazione, tutela dell’ambiente e protezione del lavoro".
L’incontro previsto per domani rappresenta un passaggio decisivo in questo senso.
“Nel corso dell’incontro di oggi al Mimit siamo stati informati sul percorso che il Governo intende intraprendere vista la gravità della situazione dell’ex Ilva e nello specifico in considerazione dell’incontro di domani, relativamente all’accordo di programma interistituzionale, che dovrà servire al rilascio dell’Autorizzazione di Impatto Ambientale (AIA).
Abbiamo ribadito che occorre innanzitutto salvaguardare la continuità produttiva dell’ex Ilva al fine di scongiurare la fermata degli impianti, altrimenti non potrà esserci nessun progetto di riconversione, né di decarbonizzazione. Oggi assistiamo invece ad una riduzione preoccupante della produzione di acciaio, e nel 2025 si produrranno meno di 2 milioni di tonnellate. E ancora una volta abbiamo posto la necessità di garantire l’integrità del gruppo al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali, respingendo quindi l’idea di una ‘piccola Ilva’.
È evidente che le risorse messe a disposizione nell’ultimo decreto in fase di conversione, di 200 milioni di euro, sono l’ennesimo intervento spot non sufficiente a garantire le manutenzioni degli impianti e la continuità produttiva né di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, della salvaguardia ambientale e della produzione di acciaio.
Sul tema della cassa integrazione abbiamo affermato che le persone devono tornare al lavoro per realizzare le manutenzioni e gestire la transizione. La cassa integrazione deve essere uno strumento transitorio che per garantire la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, da solo non basta. I lavoratori stanno già pagando un prezzo altissimo dal 2012 ad oggi.
E’ necessario uscire dalla fase dall’amministrazione straordinaria passando ad un’azienda a capitale pubblico o partecipata, in modo tale che il Governo preveda risorse economiche adeguate a mettere in sicurezza gli impianti e per rilanciare l’ex Ilva, garantendo l’occupazione, la salute e l’ambiente. Tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, devono essere coinvolte per trovare una soluzione per l'ex Ilva, si sta giocando il futuro della produzione di acciaio del Paese. Per tali ragioni abbiamo chiesto al Governo di raggiungere un accordo con i sindacati, a latere dell’intesa interistituzionale.
Nonostante l’incontro di oggi al Mimit rimangono tutte le nostre preoccupazioni sul futuro dell’ex Ilva, pertanto il Governo convochi con urgenza, come da nostra richiesta, il tavolo permanente a Palazzo Chigi“.
Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil
“Siamo estremamente preoccupati di come la situazione si è sviluppata in questi anni. Non è solo il sentimento di lavoratori e di intere comunità, ma è la storia di un Paese. Per noi, ogni discussione sul futuro dell’ex Ilva deve partire da precondizioni fondamentali: risanamento ambientale, piena salvaguardia occupazionale in tutti gli stabilimenti, diretti, appalti e in Ilva As, nonché continuità produttiva con l’avvio di una rapida decarbonizzazione di Taranto e di tutti i siti”. È quanto hanno dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo e il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.
“Senza l’AIA, elemento indispensabile per tenere in vita l’ex Ilva, ci troviamo a un bivio. Non abbiamo bisogno di soluzioni tampone che non risolvono i problemi alla radice - hanno aggiunto Buonomo e Palombella – decarbonizzare significa passare dal ciclo integrale all’acciaio da forni elettrici, in modo da non interrompere la produzione. In caso contrario, sarebbe la fine di un settore importante, con strascichi e danni inimmaginabili”.
“Abbiamo tutti la responsabilità di fare le scelte giuste – hanno concluso Buonomo e Palombella – per tutelare persone che soffrono dal 2012. Tutti siamo stanchi, ma non abbastanza per arrenderci. Continueremo a testa alta a lottare fino all’ultimo secondo, per evitare una tragedia industriale e umana”.
Per il sindacato Usb "quello di oggi al Mimit su Acciaierie d'Italia, alla presenza del Ministro Urso e della Ministra Calderone in video collegamento, è stato un confronto interlocutorio, che conferma quanto già emerso in precedenza, e che rimanda alla giornata di domani, e quindi all'incontro con gli enti locali, come snodo centrale nel percorso verso un possibile Accordo di Programma interistituzionale.
Il Ministro ha parlato dell'ipotesi di una "no stop" negoziale, con la presenza dei tecnici, per definire il perimetro di un'intesa che parta dal territorio tarantino. Una linea che riconosce esplicitamente come le decisioni di fondo, a partire dalla possibile realizzazione del forno DRI, dal rigassificatore e dall'ottenimento dell'AIA, anche sanitaria, debbano nascere a livello locale per poi orientare l'intero assetto del gruppo, compresi i siti dell'area nord come Genova Cornigliano.
Usb, si legge in una nota, "prende atto dell'importanza di una fase in cui la responsabilità politica e istituzionale degli enti locali sarà decisiva. Una responsabilità che va esercitata con piena consapevolezza delle ricadute industriali, ambientali e occupazionali che da Taranto si propagano su tutto il sistema siderurgico nazionale.
È però gravissimo che tutto questo avvenga senza il coinvolgimento diretto delle lavoratrici e dei lavoratori. La giornata di domani rischia di trasformarsi, come è stato giustamente detto nel corso del tavolo, in un referendum tra enti locali, che non coinvolge minimamente chi da anni subisce sulla propria pelle le conseguenze di questa crisi".
Ancora, Usb "ritiene inoltre stupefacente che venga confermato, ancora una volta, come l'intero assetto produttivo e occupazionale del gruppo, compresi gli stabilimenti del nord come Genova Cornigliano, sia tenuto in sospeso e subordinato a ciò che verrà deciso domani su Taranto. Questo approccio rischia di rimettere in discussione l'unità stessa del gruppo siderurgico e getta nell'incertezza anche quei siti che fino ad oggi hanno avuto un ruolo produttivo e sociale centrale".
Per il sindacato "è profondamente sbagliata l'esclusione delle parti sociali da questo passaggio, perché si sta decidendo del destino di oltre 20.000 famiglie legate all'ex Ilva e del futuro della siderurgia nel nostro Paese".
Usb rilancia la proposta che "nell'eventuale Accordo di Programma, sia inserito un addendum specifico dedicato ai lavoratori, che riconosca finalmente in modo formale e operativo le loro esigenze e i loro diritti. In alternativa, questa fase rischia di diventare, dal punto di vista occupazionale, , e quindi sociale, la peggiore tragedia dal punto di vista occupazionale degli ultimi 30 anni".
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