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Taranto

Rigassificatore, Liviano dice no: “Sarebbe un pericolo aggiuntivo per un’area già ad alto rischio”

Il consigliere comunale si oppone all’ipotesi di ormeggio della nave GNL: “Incompatibile con la presenza di raffineria, ex Ilva e zone a rischio Seveso. Meglio optare per il trasporto via condotta”

Gianni Liviano

Gianni Liviano

TARANTO - Il Consigliere comunale Gianni Liviano boccia senza mezzi termini la proposta contenuta nell’atto d’intesa avanzato dal Ministro Urso, che prevede l’arrivo a Taranto di una nave rigassificatrice. Una scelta che, secondo l’esponente politico, rappresenterebbe un rischio eccessivo per un territorio già esposto a potenziali emergenze industriali.

«È del tutto irrealistico ipotizzare l’ormeggio di una nave GNL nel nostro porto», afferma Liviano, richiamando l’incidente avvenuto a Roma in seguito a un incendio divampato in un distributore di GPL, come monito sulla pericolosità di impianti ad alto rischio in aree densamente frequentate.

«Quel che è accaduto nella Capitale ci costringe a riflettere su situazioni simili nel nostro contesto locale», prosegue il consigliere, riferendosi in particolare alla presenza, a Taranto, di impianti soggetti alla Direttiva Seveso, come la raffineria Eni e l’ex Ilva. Zone già classificate come ad alto rischio nell’Elaborato Tecnico RIR del Comune di Taranto, redatto nel 2015 secondo quanto previsto dal DM 9 maggio 2001, e che, secondo Liviano, andrebbe oggi aggiornato in base alle più recenti modifiche ai Piani di Emergenza Esterni.

Il consigliere mette in evidenza l’estrema vulnerabilità di aree come Punta Rondinella, ma anche di importanti arterie di comunicazione come la Statale 7, la Statale 106 e la linea ferroviaria Taranto-Bari / Reggio Calabria. Non mancano preoccupazioni per gli specchi d’acqua portuali: in particolare quelli indicati dal PEE della raffineria ENI (pontile e campo boe) e quelli già inseriti nel Rapporto integrato di sicurezza portuale predisposto dall’Autorità portuale ai sensi del decreto 293 del 2001.

Liviano sottolinea anche la criticità del molo polisettoriale, dove vengono movimentate merci e container di vario genere. «Anche quell’area non può dirsi al riparo da possibili incidenti, tenuto conto della tipologia di materiali trattati».

Il rischio, secondo il consigliere, non riguarda solo la sicurezza ma coinvolge anche la funzionalità delle attività portuali. «Una nave rigassificatrice, oltre a essere un ulteriore elemento di rischio, rappresenterebbe anche un ingombro fisico e operativo per lo scalo, compromettendone efficienza e sicurezza».

La proposta alternativa, per Liviano, è il trasporto del metano tramite condotta, opzione che consentirebbe di alimentare forni elettrici e impianti per la produzione di DRI (ferro preridotto) senza aggiungere pressioni su un’area industriale già ampiamente compromessa.

«Taranto ha già dato. Non può permettersi nuove installazioni che aumentino la possibilità di incidenti rilevanti o che scatenino effetti domino. Serve cautela, visione e soprattutto una strategia che metta al primo posto la sicurezza dei cittadini», conclude il consigliere.

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