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Bari
04 Luglio 2025 - 07:50
Screening visivo - archivio
BARI - Una semplice goccia di collirio prima di andare a dormire potrebbe rappresentare una svolta per contrastare la miopia nei bambini. È questo l’obiettivo dello studio internazionale multicentrico che coinvolge anche l’unità operativa di Oftalmologia Universitaria del Policlinico di Bari, guidata dal prof. Giovanni Alessio, impegnata nella sperimentazione dell’atropina a basso dosaggio per contenere l’evoluzione del disturbo visivo in età pediatrica.
La miopia non è solo un difetto della vista, ma una patologia che, se non controllata, può portare a conseguenze anche gravi. “Un bambino con -3 diottrie ha un rischio triplo di sviluppare un distacco di retina rispetto a un coetaneo senza miopia. Quando il difetto supera le -6 diottrie, il pericolo aumenta fino a 21 volte. Per quanto riguarda la maculopatia miopica, la probabilità può crescere da 2 fino a 40 volte nei casi più gravi”, ha spiegato il prof. Alessio.
Per questo motivo, la prevenzione della progressione miopica è una sfida urgente, sia dal punto di vista clinico che sociale. Lo sottolinea anche il dottor Ugo Procoli, dirigente medico che segue da vicino la sperimentazione: “Riuscire a rallentare la miopia nei bambini significa ridurre i rischi di complicanze nella vita adulta, evitando terapie croniche, ricoveri ospedalieri e l’uso di ausili per ipovedenti”.
La partecipazione a questa importante ricerca dimostra l’impegno del Policlinico di Bari nello sviluppo di cure innovative e nella promozione della ricerca clinica di eccellenza, come evidenzia il direttore generale Antonio Sanguedolce. “L’inserimento del nostro ospedale in questa sperimentazione è il risultato della sinergia con l’Università e con i nostri ricercatori, e conferma la volontà di ampliare l’attività scientifica all’interno della struttura”.
Secondo i dati più aggiornati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2050 la metà della popolazione mondiale sarà miope. In Italia si contano già circa 15 milioni di persone affette da questa condizione, con impatti rilevanti sulla qualità della vita.
“L’atropina a basso dosaggio rappresenta oggi una valida opportunità terapeutica, ben tollerata e in grado di affiancare altri strumenti come le lenti a defocus – prosegue il dottor Procoli –. Ma il trattamento farmacologico non basta. È fondamentale intervenire anche sugli stili di vita: i bambini dovrebbero trascorrere almeno 2 ore al giorno all’aria aperta, esposti alla luce naturale, e limitare l’uso prolungato di dispositivi elettronici a distanza ravvicinata”.
Lo studio condotto a Bari si inserisce dunque in un contesto globale di ricerca, con l’obiettivo di proteggere la salute visiva fin dall’infanzia e di ridurre l’incidenza di una patologia che, se trascurata, può evolvere in forme invalidanti.
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