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Taranto
02 Luglio 2025 - 12:01
I lavori alla galleria di San Giuliano
TARANTO - Cresce la preoccupazione e sale la tensione tra gli agricoltori del versante occidentale della provincia di Taranto, costretti a fronteggiare una gravissima emergenza idrica a causa del mancato completamento dei lavori alla galleria del San Giuliano. I cantieri, avviati con forte ritardo all'inizio del 2025, sarebbero dovuti concludersi entro giugno, ma ad oggi nulla è stato ultimato e non ci sono certezze sui tempi di riapertura.
A lanciare un nuovo allarme sono le associazioni Cia, Coldiretti e Copagri, che nelle scorse settimane avevano chiesto un incontro urgente al prefetto di Taranto Paola Dessì e agli enti coinvolti per sollecitare l’intervento delle istituzioni e accelerare il ripristino del collegamento idrico. Ma, come denunciano le sigle agricole, non è arrivato alcun riscontro concreto: «Registriamo una drammatica assenza di impegno – dichiarano – mentre i campi restano senz’acqua e gli agricoltori, ormai al limite, rischiano di vedere sfumare mesi di lavoro».
L’aspetto più paradossale è che l’acqua nella diga c’è, e in quantità abbondanti: quasi 14 milioni di metri cubi in più rispetto al 2024. Tuttavia, a causa delle rotture non ancora riparate, le coltivazioni del Tarantino restano completamente isolate da quella risorsa, che oggi rappresenterebbe l’unica salvezza contro il caldo intenso e la siccità crescente.
«È inaccettabile – proseguono le organizzazioni – che in sei mesi i lavori non siano stati conclusi, né sia stato disposto un doppio turno nei cantieri, come il buon senso avrebbe suggerito. Ciò che oggi appare evidente è il disinteresse della Basilicata nel garantire una rapida risoluzione, nonostante il rischio imminente di danni incalcolabili al comparto agricolo pugliese».
L’allarme non riguarda solo la tenuta economica del settore, ma anche l’ordine pubblico: «La rabbia degli agricoltori è al limite – avvertono – e ogni giorno che passa si rischia di perdere interi raccolti, anni di investimenti, con il concreto pericolo che l’esasperazione si trasformi in proteste pubbliche. La situazione, già critica, potrebbe precipitare nelle prossime ore».
Secondo Cia, Coldiretti e Copagri, le istituzioni non possono più rimandare: «Il reddito di migliaia di famiglie, il futuro delle colture locali e la tenuta sociale dei territori non possono essere sacrificati sull’altare della burocrazia e dell’inerzia».
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