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Taranto

L’ultimo bivio per l’ex Ilva: tra decarbonizzazione e tutela della salute. Ecco le date

Come orientarsi tra le prossime scadenze che determineranno il futuro dello stabilimento: obiettivi, limiti produttivi, garanzie occupazionali e potenziamento sanitario diventano nodi irrinunciabili

L'ex Ilva di Taranto

L'ex Ilva di Taranto

TARANTO - Il destino dell’ex Ilva di Taranto si appresta a vivere il momento più decisivo, con una serie di appuntamenti politici e istituzionali che, nei prossimi giorni, definiranno la traiettoria di uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa. La posta in gioco è immensa, un intreccio complesso di produzioni industriali, tutela ambientale, diritto alla salute e salvaguardia dell'occupazione, le cui ricadute avranno un impatto generazionale sull'intera comunità tarantina.

L'attenzione è concentrata su due date imminenti che si configurano come veri e propri spartiacque. L'8 luglio 2025, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha convocato il tavolo decisivo per l'Accordo di Programma interistituzionale. Un appuntamento che, in ambienti politici, è già stato ribattezzato l' "ultima chiamata" per tracciare un quadro strategico solido e duraturo per il polo siderurgico, cercando di armonizzare le diverse visioni e individuare un percorso condiviso. A seguire, il 10 luglio 2025, si terrà la conferenza dei servizi per il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), fissata dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). L'AIA non è un mero tecnicismo; è il documento che stabilisce le condizioni operative e i limiti di impatto ambientale dello stabilimento, e il suo rinnovo è basilare per la continuità e la sostenibilità delle attività produttive, influenzando direttamente i futuri piani di decarbonizzazione e i volumi di produzione.

Il dibattito politico che precede questi incontri è quanto mai intenso, con posizioni divergenti che riflettono la complessità e la delicatezza del dossier. Sul fronte della decarbonizzazione, il MIMIT e il MASE propongono un percorso che si estende tra il 2026 e il 2039, prevedendo una progressiva sostituzione degli altoforni con tecnologie più pulite. Questa tempistica, tuttavia, si scontra apertamente con la ferma posizione della Regione Puglia, guidata dal Presidente Michele Emiliano, che preme per un'accelerazione drastica, chiedendo di completare la transizione entro sei anni, ovvero entro il 2031 circa. Un contrasto netto con le previsioni aziendali che si spingono fino al 2039.

Altrettanto acceso è il confronto sui livelli di produzione e sull'AIA. L'azienda mira a ottenere un'Autorizzazione Integrata Ambientale che consenta una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio. La Regione Puglia, dal canto suo, propone una soglia ritenuta "più realista", con l'obiettivo dichiarato di facilitare una decarbonizzazione più rapida, sottolineando l'imperativo di bilanciare la produzione con obiettivi ambientali e di salute prioritari.

La questione occupazionale, poi, emerge con forza, acuita dalla recente richiesta di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) per ben 4.046 unità a livello di gruppo, di cui 3.538 solo a Taranto. Questo campanello d'allarme evidenzia la fragilità del comparto e mette le parti politiche di fronte alla necessità di definire misure concrete e immediate per la gestione degli esuberi e la tutela dei lavoratori.

La posizione della Regione Puglia, espressa dal Presidente Emiliano, è quella di un "sì condizionato" all'accordo. Le sue richieste sono precise e intransigenti. Oltre all'accelerazione della decarbonizzazione e una riduzione della produzione autorizzata dall'AIA, Emiliano chiede l'allontanamento di una eventuale nave rigassificatrice dal porto di Taranto, per ragioni di sicurezza. Un'altra condizione irrinunciabile riguarda il rafforzamento della tutela sanitaria locale, con deroghe sulle assunzioni di personale in sanità per la Puglia e la trasformazione dell'Ospedale Santissima Annunziata in un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) dedicato specificamente alle patologie legate all'inquinamento industriale. Non da ultimo, garanzie concrete e stringenti sull'occupazione. Nel complesso scenario, non è stata esclusa neanche la nazionalizzazione temporanea dell'impianto come opzione per attrarre nuovi investitori e garantire la continuità produttiva.

Le decisioni che verranno prese in questi giorni non saranno meramente tecniche o economiche; saranno profondamente politiche e sociali. Sarà il banco di prova per l'Italia, chiamata a dimostrare la sua capacità di trovare un difficile, ma necessario, equilibrio tra la preservazione di una capacità produttiva strategica e il diritto inalienabile alla salute e a un ambiente vivibile per i cittadini di Taranto, un territorio che da troppi decenni porta su di sé il pesante fardello dell'inquinamento industriale. La sfida è quella di gestire una transizione ecologica giusta, che non lasci indietro, soprattutto, la comunità.

Prof. Raffaele Bagnardi
Sociologo del Lavoro

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