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Bari

«Aule roventi e scuole chiuse d’estate»: il Cnddu chiede un piano nazionale per la resilienza climatica scolastica

Il Coordinamento Docenti per i Diritti Umani lancia un appello al ministro Valditara: servono scuole aperte anche in estate, aule più vivibili e un patto educativo-climatico per fronteggiare l’emergenza caldo

Aula scolastica

Aula scolastica

BARI - Con l’estate che segna temperature record in tutto il Paese e le aule scolastiche che si trasformano in spazi invivibili, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) torna a lanciare un appello urgente al Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato dal prof. Giuseppe Valditara, alle famiglie e a tutte le istituzioni democratiche. Il messaggio è chiaro: non si può più ignorare il legame tra cambiamento climatico e diritto allo studio.

Secondo il CNDDU, è tempo di ripensare radicalmente il modello scolastico italiano, soprattutto alla luce degli effetti sempre più gravi delle ondate di calore. «Le scuole non possono restare chiuse per 3 mesi – afferma il presidente Romano Pesavento – mentre il Paese affronta temperature estreme, blackout, disagi sanitari e sociali. Le scuole potrebbero essere veri presìdi di inclusione, supporto ed educazione, anche d’estate».

Il Coordinamento chiede l’attivazione programmata di attività estive nelle scuole, con corsi di recupero, alfabetizzazione digitale, laboratori culturali e sostegno emotivo, specie nelle aree a rischio dispersione scolastica. Per farlo, serve un coinvolgimento coordinato di enti locali, famiglie e terzo settore, insieme a risorse dedicate per personale volontario e supplente.

Ma il tema centrale resta la vivibilità delle aule. In molte città, da Palermo a Lecce, da Foggia a Roma, già alle 11 del mattino la temperatura nelle scuole supera i 35 gradi, rendendo insostenibile l’avvio dell’anno scolastico a settembre e la conclusione a maggio. «Non si tratta più di semplice disagio – denuncia il CNDDU – ma di una questione sanitaria, costituzionale e territoriale che mette a rischio la qualità e l’equità del sistema educativo».

Da qui la proposta di un Piano Nazionale per la Resilienza Climatica delle Scuole, con tre priorità: climatizzazione sostenibile delle aule, riqualificazione edilizia in ottica bioecologica e monitoraggio climatico in tempo reale con stazioni meteorologiche scolastiche, utili anche a fini didattici. L’iniziativa dovrebbe essere integrata nei fondi del PNRR, del Fondo di Sviluppo e Coesione e nei piani regionali, con priorità per il Centro-Sud.

Il Coordinamento chiede anche che l’istruzione venga inclusa nei protocolli nazionali di adattamento climatico, così come avviene per il mondo del lavoro e della sanità. Tra le misure proposte: una mappatura climatica di tutti gli edifici scolastici, l’introduzione di un indice di stress termico per sospendere o rimodulare le lezioni, l’inserimento strutturato dell’educazione ambientale e climatica nei programmi scolastici, e la creazione di un Osservatorio permanente scuola-clima-salute, in collaborazione con INAIL, CNR e Protezione Civile.

«Non possiamo più parlare di ritorno alla normalità – conclude Pesavento – perché viviamo in un mondo cambiato. Serve una scuola nuova: più equa, più accogliente, più resiliente. Chiediamo al Ministro Valditara di avviare un patto educativo-climatico nazionale. L’alternativa è l’inerzia, con studenti che soffrono, aule bollenti e un diritto allo studio compromesso ogni estate».

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