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Bari
01 Luglio 2025 - 10:03
Agricoltori - archivio
BARI - Il nuovo decreto flussi approvato dal Consiglio dei Ministri segna un passaggio decisivo per l’agricoltura italiana e, in particolare, per la Puglia, dove quasi un terzo del Made in Italy agroalimentare è frutto del lavoro di braccianti stranieri. È quanto sottolinea la Coldiretti, che accoglie con favore la misura, giudicandola fondamentale per semplificare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nei campi.
Con l’ultimo provvedimento, salgono a 47.000 le quote complessive di lavoratori stagionali gestite direttamente dalle associazioni agricole. L’obiettivo è duplice: da un lato garantire manodopera qualificata nei momenti di maggiore necessità produttiva, dall’altro arginare il fenomeno del caporalato, anche di matrice transnazionale.
Secondo i dati Coldiretti, in Puglia il contributo degli stranieri è determinante. Sono oltre 38.000 i lavoratori provenienti da altri Paesi che coprono il 22,4% delle giornate lavorative totali. Solo nella provincia di Foggia, i braccianti stranieri forniscono 973.000 giornate di lavoro, pari al 27,61% del fabbisogno complessivo del comparto.
L’incidenza è particolarmente elevata nel settore delle coltivazioni arboree, dove la quota di manodopera extracomunitaria raggiunge il 53,8%, e in quello delle colture orticole, con il 17,7%. In queste aree, i lavoratori immigrati risultano quasi tutti impiegati con contratti stagionali, rappresentando circa il 10% della forza lavoro agricola regolare.
In particolare, sono fondamentali nella raccolta di pomodori, asparagi e carciofi, oltre che nella gestione delle stalle, dove sono diventati una risorsa insostituibile. Le comunità più numerose in Puglia sono quelle di romeni (51,18%), bulgari (13,11%), albanesi (13,02%), marocchini (4,11%) e polacchi (3,51%).
Ma l’affidamento alle associazioni agricole per la gestione dei flussi non ha soltanto un valore economico. Secondo quanto rilevato dall’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, realizzato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie, consente anche di contrastare le reti criminali che operano tra l’Italia e Paesi terzi, sfruttando illegalmente i lavoratori e organizzando il caporalato su scala internazionale.
Per Coldiretti, il prossimo passo fondamentale sarà l’eliminazione del click day, ritenuto ormai uno strumento obsoleto e penalizzante per le imprese. La richiesta è quella di consentire l’invio delle domande tutto l’anno, con il supporto delle associazioni agricole e in linea con i reali ritmi produttivi.
In Italia, secondo l’analisi dell’organizzazione, circa 1 milione di lavoratori è impiegato nelle 185.000 aziende agricole che fanno ricorso a manodopera. In totale, si calcolano oltre 120 milioni di giornate lavorative all’anno, con oltre un terzo della forza lavoro costituita da cittadini stranieri, in gran parte provenienti da Romania, India, Marocco, Albania e Senegal.
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