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Taranto

Tragedia del mare, il nome del cadavere ritrovato: tre uomini ancora dispersi

Trascorsa la seconda notte di ricerche senza sosta tra Puglia, Basilicata e Calabria. Cresce l’angoscia per gli altri tre membri dell’equipaggio che ancora mancano all'appello

La Motovedetta CP 845 della Guardia Costiera di Barletta

Una Motovedetta della Guardia Costiera - archivio

TARANTO - Si aggrava di ora in ora il bilancio della scomparsa in mare dei quattro uomini partiti domenica mattina da Taranto per una battuta di pesca sportiva. Dopo due giorni di intense ricerche, è stato ritrovato e identificato il corpo senza vita di Claudio Donnaloia, 73 anni, il più anziano del gruppo. Del resto della comitiva, composta da altri tre amici, non si hanno ancora notizie.

L’allarme è scattato nella tarda serata di domenica, quando le famiglie, non riuscendo più a contattare i loro cari, hanno denunciato la scomparsa alla Guardia Costiera. I quattro erano salpati dal Molo Santa Lucia, diretti verso le acque dell’isola di San Pietro, zona spesso scelta per la pesca sportiva. A bordo di una barca semicabinata di circa 7 metri, l’imbarcazione era condotta da Antonio Dell’Amura, imprenditore di 61 anni. Con lui c’erano Domenico Lanzolla, 60 anni, meccanico, e Pasquale Donnaloia, 67 anni, pensionato e fratello della vittima ritrovata.

Pasquale, residente a Milano, era arrivato a Taranto solo il giorno prima, decidendo all’ultimo momento di unirsi all’uscita in mare. La figlia, non riuscendo a mettersi in contatto con lui, ha dato l’allarme che ha poi portato all’avvio delle ricerche.

Le condizioni del mare domenica non erano certo favorevoli, con forti raffiche di tramontana che hanno sollevato onde alte e reso difficile la navigazione. La Capitaneria di porto ha ricevuto decine di richieste di soccorso e i telefoni dei quattro dispersi hanno smesso di funzionare già dalla tarda mattinata. Alle 17:30, i familiari hanno formalizzato la denuncia di scomparsa, facendo partire una massiccia operazione di ricerca, coordinata dalla Direzione marittima di Bari.

In campo sono scesi mezzi navali e aerei della Capitaneria di porto, Guardia di Finanza e Aeronautica Militare, con perlustrazioni che si estendono da Taranto fino alle coste lucane e calabresi, fino a 15 miglia dalla costa. L’area di ricerca si è concentrata anche in mare aperto, con elicotteri e velivoli da pattugliamento marittimo attivi su più fronti.

Il corpo di Claudio Donnaloia è stato recuperato nel pomeriggio di ieri, a circa 14 miglia da Bernalda e 11 miglia in linea d’aria da San Vito, una delle zone considerate a rischio. La conferma dell’identità è arrivata in serata, lasciando spazio alla disperazione dei familiari e all’angoscia per la sorte degli altri tre uomini ancora dispersi.

Il comandante della Capitaneria, Rosario Meo, ha confermato che il ritrovamento è avvenuto in una delle aree prioritarie individuate per le ricerche. Una delle persone scomparse, secondo quanto riferito, sarebbe affetta da diabete, un fattore che rende ancora più drammatica l’attesa.

Intanto, la macchina dei soccorsi resta pienamente operativa. La sala operativa ha diffuso un allerta anche a navi mercantili e diportisti presenti nell’area, chiedendo massima collaborazione nella fase di perlustrazione. Ma al momento nessuna traccia dell’imbarcazione né degli altri tre componenti dell’equipaggio.

Il timore, sempre più concreto, è che quella che doveva essere una tranquilla uscita domenicale si sia trasformata in una tragedia del mare dalle proporzioni devastanti.

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