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Taranto

Sfratti, alloggi fatiscenti e giovani in fuga: l’urgenza abitativa che non si può più ignorare

Casa negata, dignità sospesa: Sicet Cisl denuncia il fallimento delle politiche abitative locali e regionali. "Serve una svolta o sarà emergenza sociale strutturale"

Massimo Caliandro

Massimo Caliandro

TARANTO - In una città che perde residenti ogni anno e dove le nuove generazioni cercano altrove un futuro possibile, il problema dell’abitare non è un’emergenza momentanea, ma una ferita strutturale e sempre più profonda. A denunciarlo, con parole nette e un’analisi dettagliata, è Massimo Caliandro, segretario generale del Sicet Cisl Taranto Brindisi, che richiama l’attenzione su un dramma sociale troppo spesso ignorato fino a quando non finisce nei titoli dei giornali.

Il diritto alla casa, ribadisce Caliandro, non può essere ridotto a una questione mediatica. A Taranto, come a Brindisi e in molte altre aree della Puglia, migliaia di persone vivono ogni giorno la difficoltà di trovare o mantenere un tetto sopra la testa. Si tratta di pensionati soli e spesso non autosufficienti, famiglie con redditi bassissimi, nuclei sotto sfratto per morosità incolpevole, giovani coppie costrette a rimandare ogni progetto di vita autonoma, studenti e minori privi di spazi adeguati dove costruire identità e futuro.

Parlare di emergenza abitativa, prosegue il segretario del Sicet, significa affrontare una realtà complessa che intreccia identità, coesione sociale, inclusione e responsabilità pubblica. Eppure, durante la recente campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale, le proposte avanzate sul tema dell’abitare sono rimaste nel vago, fatte di promesse simili tra i vari candidati, senza reali piani d’azione.

Il sindacato aveva posto interrogativi precisi: quale futuro per le periferie, geografiche ma soprattutto esistenziali, da cui i giovani continuano a fuggire? Come intervenire su alloggi pubblici con più di 50 anni di vita, frutto di vecchie speculazioni edilizie e oggi spesso pericolosi per chi li abita? Che risposte dare alle famiglie costrette all’abusivismo, perché spinte da un mercato delle locazioni sempre più inaccessibile? E che fare degli alloggi comunali inutilizzati, sigillati e fatiscenti, completamente estranei a qualsiasi visione di rigenerazione urbana?

Una questione simbolo di questa emergenza è quella delle 45 famiglie in via Porto Mercantile, che vivono in immobili di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana oggi sotto sfratto, senza soluzioni né alternative dignitose.

A rendere ancora più grave il quadro sono i crolli strutturali segnalati in varie aree della città, da via Cavallotti a via Mazzini, da vico Reale a via Pupino e via Galeso, con situazioni analoghe in altri comuni della provincia ionica.

Ma il problema, secondo Sicet Cisl, non si ferma alle sole responsabilità locali. L’intero sistema dell’edilizia residenziale pubblica in Puglia, gestito da Arca Jonica, risulta inefficiente e insufficiente. A pesare è anche la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, che ha trasferito alle Regioni il governo del territorio, creando una situazione di continui rimpalli istituzionali: le Regioni si lamentano dello scarso sostegno finanziario da parte dello Stato, e lo Stato a sua volta si tira indietro in nome delle competenze regionali.

In risposta a questo stallo, un gruppo di giovani attivisti ha depositato il 6 marzo scorso presso la Corte di Cassazione una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare. Il comitato promotore, significativamente chiamato “Ma Quale Casa”, chiede che le norme generali sulle politiche abitative tornino sotto l’esclusiva competenza dello Stato.

Nel frattempo, l’unico provvedimento annunciato dal Comune di Taranto – un supporto economico all’affitto attraverso alloggi privati – viene considerato da Sicet un palliativo, seppur legittimo. L’unica vera strada, secondo il sindacato, resta quella della rigenerazione urbana accompagnata da un nuovo piano di edilizia sociale.

La Regione Puglia possiede già una mappatura dettagliata delle richieste di alloggi popolari raccolte in ogni comune. Tuttavia, questa fotografia del bisogno reale non trova riscontro operativo, aggravando una situazione che, oltre al disagio sociale, genera un danno economico per le comunità locali, che si ritrovano senza alloggi disponibili neppure in caso di calamità o emergenze improvvise.

Da qui l’appello del Sicet Cisl per un Patto di responsabilità condivisa tra istituzioni, rappresentanze sindacali e organismi professionali. Solo con un fronte compatto sarà possibile avviare un vero cambiamento nelle politiche dell’abitare, mettendo fine a una gestione passiva e miope che lascia sul campo i più fragili.

Taranto, che ha appena eletto una nuova amministrazione, è ora chiamata a una prova di maturità politica e sociale. Ridare dignità all’abitare significa ridare dignità a un’intera comunità, ricostruendo il legame tra cittadini e istituzioni, tra presente e futuro. Perché nessuno, in questa città, resti più indietro.

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