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Taranto

"Ex Ilva, il tempo è scaduto: ora servono decisioni vere su industria e salute"

Anche Confapi preoccupata del destino dello stabilimento siderurgico: “Basta proclami, servono scelte chiare. In gioco c’è la sopravvivenza di un intero territorio”

Fabio Greco

Fabio Greco

TARANTO - Il futuro dello stabilimento siderurgico torna al centro del dibattito pubblico, ma le parole non bastano più. A dirlo è Confapi Taranto, che attraverso la voce del presidente Fabio Greco sollecita un cambio di passo concreto. Il tempo delle dichiarazioni è finito, avverte l’associazione imprenditoriale: Taranto ha bisogno di scelte immediate e responsabili, non di nuovi rinvii.

Il presidente Greco sottolinea come, dopo oltre dieci anni di incertezze, lo stabilimento non possa più essere considerato solo un impianto industriale. Si tratta di un’infrastruttura strategica per l’intero Paese, con potenzialità enormi per i settori chiave dell’economia, dalla difesa all’automotive, fino alla navalmeccanica. Eppure, mentre le istituzioni sembrano ancora in stallo, le comunità locali pagano il prezzo più alto in termini di salute, lavoro e dignità.

Il riferimento è diretto al lungo stallo che riguarda la gara internazionale aperta da oltre 6 mesi, ancora priva di esiti concreti. Una situazione che solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia dell’intero iter procedurale, alimentando ulteriori dubbi in una fase già segnata da forti tensioni sociali ed economiche.

Il tema della decarbonizzazione è uno dei punti più controversi. Secondo Confapi, non si può ridurre l’intera questione alla realizzazione della nave rigassificatrice, come alcuni soggetti istituzionali lascerebbero intendere. Esistono alternative già praticate in Europa, come l’acquisto diretto del preridotto DRI, senza l’obbligo di impianti dedicati. Ma soprattutto, denuncia Greco, resta irrisolto il nodo dell’export extra-UE del rottame europeo, una risorsa fondamentale per l’industria dell’acciaio italiana che oggi penalizza pesantemente la filiera nazionale.

In questo scenario di ambiguità e immobilismo, l’articolo 4 della Costituzione – che tutela il diritto al lavoro e impegna le istituzioni a renderlo effettivo – rischia di diventare solo un principio disatteso, se non si traduce in scelte operative, rapide e condivise.

“La città non può più restare ostaggio dell’incertezza”, insiste Greco. “È tempo che il Governo, le istituzioni e il mondo produttivo traccino una strada concreta e percorribile”, prima che la crisi sfoci in un disastro ambientale e sociale irreversibile.

In attesa di una visione di lungo termine, Confapi chiede di partire da un atto semplice ma significativo: l’avvio immediato delle demolizioni propedeutiche ai nuovi impianti. Un intervento che non solo darebbe respiro alle imprese dell’indotto locale, ma segnerebbe un primo passo tangibile verso il rilancio, mandando un segnale chiaro agli investitori.

La proposta dell’associazione ruota attorno a tre direttrici principali: la nazionalizzazione dello stabilimento con attivazione del Golden Power, il finanziamento della riconversione industriale attraverso gli 800 miliardi di euro del piano europeo ReArm Europe, e la valorizzazione di Taranto come asset strategico per la produzione di acciai speciali, inclusi quelli balistici. Il tutto con l’obiettivo di rilanciare la siderurgia pugliese all’interno di un progetto europeo per l’acciaio.

Gli imprenditori sono pronti a fare la propria parte – conclude il presidente di Confapi Taranto – ma serve un piano serio, non nuovi slogan. Abbiamo già perso troppo tempo. Ora è il momento di assumersi la responsabilità delle scelte”.

Una presa di posizione netta, che riflette la stanchezza e l’urgenza di un territorio che non può più attendere. Taranto chiede risposte, e lo fa a voce alta.

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