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Molfetta

Inchiesta su appalti e voti a Molfetta: revocati i domiciliari per Minervini, ma non può tornare a fare il sindaco

Il Tribunale del Riesame sostituisce le misure con l’interdizione dai pubblici uffici. Il sindaco sospeso per 1 anno. Revocati i domiciliari anche per la dirigente comunale Lidia De Leonardis

Tommaso Minservini, sindaco di Molfetta

Tommaso Minservini, sindaco di Molfetta

MOLFETTA - Cambiano le misure cautelari per Tommaso Minervini, sindaco di Molfetta, e per la dirigente comunale Lidia De Leonardis, entrambi coinvolti nell’indagine condotta dalla Procura di Trani su presunti scambi di appalti pubblici in cambio di voti. Il Tribunale del Riesame ha deciso di revocare gli arresti domiciliari precedentemente disposti, sostituendoli con l’interdizione dai pubblici uffici.

Per il primo cittadino, la sospensione dall’incarico avrà durata di 1 anno, mentre per De Leonardis l’interdizione sarà di 6 mesi. Entrambi, dunque, non potranno ricoprire alcun ruolo amministrativo fino al termine delle rispettive misure.

Nell’ambito della stessa inchiesta, il Riesame ha anche disposto la revoca del divieto di dimora a Molfetta per Michele Pizzo, ex luogotenente della Guardia di Finanza, anch’egli iscritto nel registro degli indagati.

L’indagine, avviata dalla magistratura tranese, mira a fare luce su presunte irregolarità nell’affidamento di lavori pubblici in vista di favori elettorali. Secondo quanto stabilito dai giudici, pur alleggerendo le restrizioni personali per gli indagati, rimangono attuali le esigenze cautelari legate al rischio di reiterazione del reato e all’influenza sulle funzioni pubbliche ricoperte.

Minervini, arrestato il 13 giugno, non potrà quindi esercitare la carica di sindaco fino alla scadenza del provvedimento di interdizione. Il procedimento giudiziario resta aperto e gli sviluppi delle prossime settimane saranno decisivi per delineare il quadro delle responsabilità.

La domanda è: cosa accadrà all'amministrazione comunale di Molfetta che è ancora in carica? La risposta al momento è nelle mani del prefetto di Bari che dovrà decidere se lasciare in piedi la giunta monca attualmente affidata al vicesindaco, o provvedere alla sospensione del Consiglio comunale con relativa proposta di scioglimento. In punta di diritto sono valide entrambe le ipotesi. 

Esiste anche una terza via: la maggioranza dei Consiglieri comunali in carica decidono di rassegnare le dimissioni proiettando direttamente la città verso il prossimo turno elettorale nella primavera 2026 (a meno che una legge apposita consenta di accorpare questa elezione al turno amministrativo regionale in programma a novembre per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese). Ma siamo veramente nel campo delle ipotesi di scuola. 

Ne sapremo di più nei prossimi giorni.

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