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Bari
27 Giugno 2025 - 12:11
Una veduta aerea di Bari
BARI - A Bari il turismo extralberghiero continua a crescere, ma con esso si allarga anche la voragine dell’evasione fiscale. Secondo i dati diffusi dall’assessorato comunale al Bilancio e Fiscalità, ben 3.027 strutture ricettive risultano non iscritte come utenze non domestiche, eludendo così la tariffazione più elevata della Tari destinata alle attività economiche. Una mancata registrazione che si tradurrebbe in un danno potenziale di quasi 1,5 milioni di euro l’anno per le casse comunali.
Lo ha denunciato con toni duri Francesco Caizzi, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Federalberghi, che ha tracciato un quadro impietoso. A fronte di 3.451 strutture iscritte alla piattaforma Paytourist, solo 424 risultano correttamente registrate per il pagamento della tassa rifiuti come attività commerciali. Un primo accertamento su 1.614 utenze ha già portato alla luce 600 irregolarità, con altre centinaia ancora da verificare.
Per Caizzi, si tratta di un fenomeno drammatico e sistemico, che non riguarda solo Bari. In Puglia le locazioni turistiche registrate sono 63.303, e se il tasso di evasione fosse analogo a quello del capoluogo, la stima del danno complessivo salirebbe a oltre 30 milioni di euro l’anno.
«Il racconto idilliaco che per anni ha accompagnato il boom dell’extralberghiero – ha dichiarato – si scontra con una realtà fatta di danni gravi al territorio e concorrenza sleale». Da oltre 15 anni, Federalberghi denuncia «le anomalie e le violazioni diffuse» nel settore, sottolineando come lo slogan “stesso mercato, stesse regole” resti purtroppo ancora oggi un auspicio più che una realtà.
Caizzi riconosce l’impegno crescente della Guardia di Finanza, della Polizia Locale e degli enti legislativi, ma critica la persistente remissività di alcune istituzioni, incapaci di contenere quella che definisce una vera e propria «ondata di speculazione». Secondo il presidente, molti finti imprenditori «fanno soldi a palate a scapito della legalità e del sistema fiscale».
«Serve un’azione compatta – conclude – da parte di tutte le istituzioni e degli operatori legali, per difendere il turismo sano e colpire chi aggira le regole, danneggia lo Stato e mina la credibilità del sistema».
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