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Taranto

Carabiniere ucciso, svolta nelle indagini: test dello stub su Giannattasio per chiarire se ha sparato

Il pubblico ministero dispone accertamenti irripetibili su polvere da sparo e impronte digitali. L’uomo è in carcere con l’accusa di concorso nell’omicidio. Le analisi saranno eseguite dai Ris di Roma

Il tribunale di Taranto

Il tribunale di Taranto

TARANTO - Le indagini sull’uccisione del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, colpito a morte in una sparatoria tra Francavilla Fontana e Grottaglie il 12 giugno, entrano in una fase cruciale. Il pubblico ministero Francesco Ciardo ha infatti disposto accertamenti irripetibili sul test dello stub, il procedimento scientifico che rileva la presenza di residui da sparo su mani e indumenti.

Gli esami saranno condotti dai carabinieri del Ris di Roma, utilizzando microscopia elettronica e analisi dattiloscopiche, per stabilire se Camillo Giannattasio, 57 anni, attualmente detenuto, abbia effettivamente fatto fuoco durante il conflitto a fuoco costato la vita al militare dell’Arma.

Giannattasio, incensurato fino al giorno dell’agguato, è accusato di concorso nell’omicidio del brigadiere e del tentato omicidio di due poliziotti. A sparare, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stato in prevalenza Michele Mastropietro, morto nella stessa sparatoria.

Già nei giorni successivi all’arresto, lo stesso Giannattasio – assistito dal suo legale, l’avvocato Luigi Danucci – aveva chiesto di essere sottoposto al test dello stub, nel tentativo di dimostrare la propria estraneità all’uso delle armi. Inizialmente la richiesta era stata respinta, ma oggi l’esame è stato riammesso nell’ambito di nuovi approfondimenti disposti dalla Procura, che potrebbero essere legati a elementi emersi nelle perquisizioni successive.

Nel corso delle indagini, infatti, i carabinieri hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale. Armi da fuoco sono state scoperte all’interno della ferramenta di San Giorgio Ionico riconducibile a Giannattasio, ma anche nella Lancia Ypsilon che guidava la mattina del conflitto. All’interno dell’auto sono state trovate due pistole, una delle quali nel bagagliaio, custodita in una valigetta nera insieme ad altre armi.

Secondo quanto ricostruito, sia Giannattasio che Mastropietro indossavano tute e guanti scuri, un dettaglio che rafforza l’ipotesi di un’azione premeditata. Gli inquirenti ora puntano a chiarire i ruoli di ciascun soggetto coinvolto e a determinare con precisione le responsabilità individuali in quella mattina di sangue.

Il test dello stub, una volta completato, potrebbe fornire un elemento tecnico decisivo per confermare o smentire il coinvolgimento diretto di Giannattasio nell’uso delle armi da fuoco.

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