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Grottaglie

Bagnardi: il Mezzogiorno tecnologico tra "Questione Progresso" e "Vertenza Sviluppo"

Lo sciopero alla Leonardo di Pomigliano ha riacceso i riflettori sul futuro produttivo e occupazionale del Sud Italia

Lo stabilimento Leonardo di Grottaglie

Lo stabilimento Leonardo di Grottaglie

GROTTAGLIE - La recente notizia dello sciopero alla Leonardo di Pomigliano, in Campania, ha riacceso i riflettori sul futuro produttivo e occupazionale del Sud Italia. Per approfondirne la dinamica, abbiamo sentito il professor Raffaele Bagnardi, sociologo del Lavoro.

 

Partiamo subito dalla notizia. Lo sciopero di Pomigliano, i trasferimenti di personale e produzioni verso Nola e gli spazi ceduti alla MBDA (Azienda multinazionale leader nel settore della Difesa, specializzata nello sviluppo e nella produzione di missili e sistemi missilistici). Lei sostiene che non si tratti di un mero episodio di cronaca sindacale. Come dobbiamo interpretare, dal suo punto di vista, questi eventi?
“È fondamentale leggere questi segnali al di là della cronaca. Ciò che accade a Pomigliano è, a mio avviso e non sembri enfatico, il sintomo di una contemporanea articolazione della storica "Questione Meridionale". Non parliamo più di arretratezza o assenza, come per decenni siamo stati abituati a fare. Oggi, la "Questione" continua a manifestarsi piuttosto come la tensione tra il potenziale dell'eccellenza già presente e l'incertezza strategica che rischia di frenarne lo sviluppo. L'analisi di questo scenario ci rivela una necessità improrogabile: trasformare queste congiunture in una vera e propria "Vertenza di sviluppo industriale" con una forte impronta meridionale. Il nostro obiettivo deve essere difendere e promuovere l'innovazione competitiva e l'occupazione altamente specializzata, non semplicemente colmare un divario”.

 

Lei afferma che la presenza di poli industriali come quelli della Leonardo in Campania e in Puglia impone una profonda riconsiderazione del contesto. Può spiegarci meglio?
Per anni, la "Questione Meridionale" è stata associata a politiche assistenzialistiche o a investimenti infrastrutturali pensati per recuperare solo i ritardi. Ma la realtà attuale ci mostra ben altro. Abbiamo stabilimenti come quelli della Leonardo a Pomigliano, Nola, Fusaro in Campania, o Grottaglie, Brindisi, Foggia in Puglia, che operano nel settore dell'Aeronautica/Aerostrutture. Questi non sono semplici insediamenti; sono un sistema integrato di produzione ad alto valore aggiunto, dove si realizzano fusoliere, componenti complessi e l'assemblaggio finale di nuovi prodotti. Questa realtà smentisce categoricamente l'immagine di un Sud meramente periferico, posizionandolo invece come attore strategico nella catena di valore di un'industria ad alta tecnologia. La "Questione Meridionale" assume qui un volto diverso. Non è più assenza colpevole o differenza storica, ma adesso appare quale rivalsa per il riconoscimento del potenziale di un asset industriale virtuoso”.

 

E quali sono le caratteristiche di queste "maestranze" di cui si parla? Qual è il loro valore in questo contesto?
Gli stabilimenti Leonardo nel Meridione sono un concentrato di elevata specializzazione e know-how manifatturiero e ingegneristico di prim'ordine. Pensiamo a Nola con le sue linee altamente automatizzate, o a Grottaglie con la produzione delle megastrutture in fibra di carbonio. Questa è una capacità concreta. Parliamo di lavoro altamente qualificato, frutto di percorsi di formazione e addestramento specifici e di un'esperienza ultradecennale. Questi Lavoratori non sono semplici addetti; sono vere e proprie maestranze, custodi di competenze complesse e difficilmente riallocabili. Il loro valore umano e professionale è immenso”.

 

Le criticità attuali stanno generando ansia. Qual è il ruolo dei Sindacati in questo scenario, e come si inserisce la loro azione in questa "Vertenza di sviluppo"?
Le criticità attuali generano una profonda ansia occupazionale. Non è solo la paura del licenziamento, ma la percezione di una perdita di centralità e di controllo sul proprio destino professionale e territoriale. Quando le strategie aziendali, spesso dettate da dinamiche di mercato globali, non sono pienamente comprese, la fragilità delle relazioni industriali emerge con forza. Ed è qui che il ruolo dei Sindacati diventa fondamentale. Non sono più solo semplici mediatori. Si trasformano in attori politici capaci di elevare la protesta a "Vertenza di sviluppo", cercando attivamente di incidere sulle decisioni strategiche dell'Azienda e del Governo. La loro azione è essenziale per una strategia politica compiuta”.

 

Lei cosa propone? Può illustrarci i punti chiave?
La natura integrata e ad alta tecnologia degli Stabilimenti Leonardo nel Sud Italia costituisce la base per una Vertenza che va oltre la mera difesa dei posti di lavoro. E, secondo me, si potrebbe articolare su cinque punti principali

1) La rivendicazione di strategicità.

È il riconoscimento politico, a livello nazionale e persino europeo, del sistema di Leonardo nel Mezzogiorno come asset strategico irrinunciabile per l'avanguardia tecnologica e la competitività del Paese.

 

2) La pianificazione industriale a lungo termine.

Dobbiamo superare la logica delle emergenze e chiedere a Leonardo e al Governo un piano industriale esplicito e vincolante per il Sud, con investimenti mirati in R&D, l'introduzione di linee produttive ad alto valore aggiunto e lo sviluppo di competenze legate all'Industria 4.0.

 

3) Il rafforzamento dei sistemi locali dell'innovazione.

Una Vertenza lungimirante deve promuovere la creazione di poli di innovazione regionali, connettendo gli stabilimenti Leonardo con i circuiti culturali e scientifici e con le PMI avanzate, favorendo la nascita di startup e spin-off nei settori produttivi dell'Aeronautica e della Difesa.

 

4) Le infrastrutture al servizio dell'alta tecnologia.

La "Questione" deve includere una richiesta incisiva per il completamento e l'ammodernamento delle infrastrutture logistiche (trasporti, energia, telecomunicazioni) all'altezza delle esigenze di un'industria tecnologicamente moderna, essenziali per la fluidità della catena di approvvigionamento e la competitività.

 

5) Le politiche attive del lavoro e della formazione/addestramento.

È imperativo investire in programmi di educazione continua del personale (formazione e addestramento), che accompagnino i Lavoratori nelle transizioni tecnologiche e nelle riorganizzazioni. Questo garantirebbe la conservazione e l'aggiornamento del prezioso valore umano, inteso come risorsa evolutiva e capitale di investimento”.

 

Per concludere, Professor Bagnardi, le attuali congiunture sono complicate. Qual è la sua visione sul futuro del sistema Leonardo nel Sud Italia e, più in generale, sulle prospettive di progresso per il Meridione?
Le congiunture attuali sono indubbiamente complesse. Da un lato abbiamo tensioni interne e riorganizzazioni aziendali; dall'altro, opportunità globali legate alla crescita del settore Difesa e alla ripresa del traffico aereo mondiale. Serve una governance multilivello che coinvolga il Governo centrale, le Regioni (Campania e Puglia), i vertici della Leonardo, le Rappresentanze sindacali e le Comunità locali. Solo così potremo tradurre le potenzialità in realtà concrete. Il futuro del sistema Leonardo nel Sud Italia, e con esso le prospettive di progresso economico e stabile localizzazione occupazionale per il Meridione, dipenderà dalla capacità di tutti gli attori di riconoscere la portata strategica di questo polo interregionale. Trasformare la "Questione Progresso" e la "Vertenza Sviluppo" in occasioni per cogliere le avanguardie del cambiamento significa superare le logiche difensive. Dobbiamo abbracciare una progettualità politica coraggiosa, che posizioni il Mezzogiorno non come un'area da "tutelare suo malgrado", ma come un motore propulsivo di crescita per l'intero Paese. In questo processo, la voce e l'esperienza dei Lavoratori e delle loro Rappresentanze saranno un fattore determinante per costruire quel futuro sostenibile e socialmente equo che tutti dovremmo avere come obiettivo”.

 

Con la riorganizzazione annunciata a maggio 2025, Leonardo sta creando una nuova Divisione Aeronautica che integra le attività di Velivoli e Aerostrutture, arrivando a contare circa 11.000 addetti. Questa mossa rappresenta un significativo consolidamento della capacità industriale e tecnologica di Leonardo nel settore aeronautico.

L'incorporazione della ex Divisione Aerostrutture, che in precedenza contava circa 4.500 dipendenti diretti (più l'indotto), non solo aumenta la portata occupazionale della nuova Divisione, ma ne rafforza anche le competenze, unendo le capacità di progettazione e produzione di velivoli con quelle di sviluppo e fabbricazione di aerostrutture complesse.

Questa integrazione ha un'importante portata industriale, specialmente per le Regioni Campania e Puglia. Questi territori ospitano stabilimenti chiave di Leonardo, in particolare per le aerostrutture (come gli stabilimenti di Grottaglie e Foggia in Puglia e di Nola e Pomigliano D'Arco in Campania). La nuova Divisione Aeronautica consoliderà ulteriormente la loro centralità nell'ecosistema produttivo e tecnologico italiano, fungendo da polo attrattivo per investimenti e innovazione e rafforzando la filiera aeronautica locale. La sinergia tra le competenze di velivoli e aerostrutture promette di generare efficienze, innovazione e maggiore competitività sul mercato globale, con ricadute positive in termini di occupazione qualificata e sviluppo tecnologico per le due regioni.

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