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L'ex Ilva
25 Giugno 2025 - 15:19
L'incontro a Roma
Si è concluso da poco l'incontro presso il Ministero del Lavoro in Roma, con a tema l'esame congiunto sulla CIGS. Una riunione, quella odierna presieduta dalla delegazione ministeriale, di approfondimento in visione dell'eventuale intesa necessaria per la firma dell'accordo. L'azienda ha preliminarmente riassunto la richiesta relativa a 4.050 unità con un incremento della CIGS di circa 1000 unità. Una richiesta – ha commentato il responsabile di AdI in A.S. Claudio Picucci - che riviene sulla falsa riga dell'accordo del 26 luglio 2024 con un assetto impiantistico con un solo altoforno che si è appreso durare almeno sino a febbraio 2026. La Regione Puglia, collegata da remoto, nel corso della riunione ha reso noto che è in procinto di licenziare un avviso pubblico per attività formative dei lavoratori in CIG a zero ore all'interno di aree di crisi, per un ammontare di 280 ore pro-capite, finanziato con fondi FSE. Ai lavoratori, oltre la CIGS verrà retribuita un'indennità di frequenza di € 6/ora da parte dell'Ente formatore scelto.
Alla riunione hanno partecipato il vice capo gabinetto del ministero, dott. Luca Sabatini, lo staff ministeriale, i dirigenti di Acciaierie d'Italia, rappresentati dal dott. Maurizio Saitta e dal dott. Claudio Picucci, nonché i responsabili delle Politiche Attive del Lavoro. Il tavolo è aggiornato al prossimo 3 luglio alle ore 11.
«Come USB abbiamo da subito posto l'accento sulla necessità di dare copertura ai lavoratori in prosieguo a quanto già sottoscritto lo scorso 4 marzo, ma di come la condizione – ha dichiarato Francesco Rizzo dell'Esecutivo nazionale – resti molto complicata, peraltro diversa dal contesto dell'accordo del 2024 vista anche la mancanza di un piano di ripartenza, oltre i rischi concreti sulla cessione eventuale degli asset dell'ex Ilva.
A valle della discussione sui numeri e le relative tutele per l'USB vincolanti, abbiamo ribadito alla delegazione ministeriale che lo strumento della cassa integrazione, il suo incessante perdurare e flussi così massicci, di per sé non basta. Serve ragionare immediatamente sul varo di provvedimenti ad hoc in favore dei lavoratori (prepensionamenti, incentivi volontari, allungamento della NASpI ecc.) e che gli impegni assunti nell'accordo vanno rispettati, in particolare per quanto attiene gli organici tecnologici e l'esonero della CIGS a tutti quei lavoratori coinvolti nelle lavorazioni a tutela dell'ambiente e della sicurezza, vanno rispettati.
Abbiamo ammonito ancora una volta che Il pericoloso stallo che si è venuto a determinare impone la necessità da parte del Governo di un cambio di passo. In mancanza di segnali nella direzione auspicata, non ha senso da parte di questi continuare a trattare la vendita dell'acciaieria con gli Azeri di Baku Steel. Il Governo non perda altro tempo, lo abbiamo ribadito anche nel corso della riunione odierna e prenda il controllo totale della fabbrica, eviti così di infrangere ulteriori risorse degli italiani. Gli ulteriori 200 milioni dell'ultimo D.L. rappresentano una copertura economica funzionale ad evitare il collasso totale della fabbrica, ma che in visione non dà stabilità né al territorio né ai lavoratori. Lo Stato è l'unico che può contemperare, in una fase così complicata, il diritto alla Salute, la tutela dell'Ambiente e quello del Lavoro. La fabbrica va nazionalizzata, e questo l'USB lo dice da sempre – ha concluso Rizzo».
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