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Bari
23 Giugno 2025 - 09:17
Inflazione - archivio
BARI – Si mangia meno, ma si paga di più. In Puglia, l’emergenza inflazione continua a scavare nelle tasche delle famiglie e nei bilanci delle imprese agricole. Mentre i prezzi al dettaglio lievitano spinti dall’effetto domino della guerra in Medio Oriente e dal rialzo dei costi energetici, l’analisi diffusa da Coldiretti Puglia fotografa una regione dove il carrello della spesa è sempre più leggero e sempre più caro.
Con una spesa media mensile di 2.060 euro per famiglia, una delle più basse d’Italia, i pugliesi devono oggi far fronte a un potere d’acquisto ridotto, a un costo crescente degli alimenti e a una filiera agroalimentare che continua a penalizzare la produzione rispetto alla distribuzione.
Solo 7 euro su 100 all’agricoltore: una filiera squilibrata
Secondo i dati contenuti nel rapporto “Noi Italia 2025” dell’Istat, rielaborati da Coldiretti Puglia, ogni 100 euro spesi per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro rappresentano il valore aggiunto generato dall’agricoltore. Di questi, tolti salari e ammortamenti, all’impresa agricola restano appena 7 euro di utile netto, a fronte dei 19 euro guadagnati da commercio e trasporto.
Una forbice che si allarga in modo ancora più drammatico per i prodotti alimentari trasformati: l’agricoltore incassa in media solo 1,5 euro, contro gli 1,6 euro dell’industria e gli oltre 13 euro della distribuzione. È qui che si consuma la sproporzione strutturale di un sistema che premia la logistica e penalizza la terra, come confermato anche dall’analisi dell’Ismea, l’istituto pubblico che monitora i prezzi e la filiera.
Spesa alimentare al minimo: 464 euro al mese per famiglia
Il dato più eloquente dell’attuale crisi è il taglio alla spesa per il cibo. In Puglia, una famiglia tipo destina in media 464 euro al mese all’alimentazione, tra generi alimentari e bevande. Si tratta di una delle cifre più basse a livello nazionale. Un segnale di allarme che conferma quanto le famiglie stiano rinunciando a quantità e qualità per poter far fronte all’aumento generale del costo della vita.
Coldiretti parla apertamente di una contrazione dei consumi alimentari, un fenomeno che colpisce in modo trasversale tutte le fasce sociali, e che aggrava la già fragile situazione del comparto agricolo, dove molti produttori non riescono nemmeno a coprire i costi di produzione.
La risposta dei consumatori: fiducia nel cibo locale e nei mercati contadini
Ma in questa crisi generalizzata si inserisce un altro fenomeno: la crescente ricerca di cibo locale e tracciabile. Secondo Coldiretti, oltre il 64 per cento dei consumatori pugliesi ha effettuato almeno un acquisto nel 2024 in un mercato contadino, preferendolo a supermercati, ipermercati e commercio online.
A motivare questa scelta è soprattutto la fiducia nella salubrità e nella trasparenza dell’origine dei prodotti. Ben il 73 per cento degli intervistati considera l’acquisto diretto dal produttore come la forma più sicura di approvvigionamento alimentare. A seguire ci sono i mercati rionali, che raggiungono il 69 per cento di gradimento, i negozi di vicinato con il 56 per cento, mentre supermercati e ipermercati si fermano al 48 per cento. Il canale web, fanalino di coda, raccoglie la fiducia appena del 19 per cento degli italiani.
La campagna “No fake in Italy”: Coldiretti chiede l’etichetta obbligatoria UE
Per difendere i consumatori e gli agricoltori da frodi, speculazioni e prodotti anonimi, Coldiretti ha lanciato la mobilitazione “No fake in Italy”, partita simbolicamente dal valico del Brennero e arrivata anche nei mercati di Campagna Amica. L’obiettivo è ambizioso: raccogliere le firme per una legge europea di iniziativa popolare che estenda l’obbligo dell’indicazione d’origine su tutti i prodotti alimentari commercializzati nell’Unione Europea.
La raccolta firme è attiva in tutti i mercati contadini e negli uffici Coldiretti, con l’intento di colmare il vuoto normativo che oggi consente la vendita di alimenti senza una chiara indicazione della provenienza, spesso con gravi danni per le produzioni locali e per la salute dei consumatori.
Il motore della filiera pugliese: oltre 100 mila aziende agricole attive
La crisi della spesa alimentare non ha però spento il motore produttivo della regione. In Puglia operano più di 100 mila aziende agricole, affiancate da oltre 5 mila imprese del settore della trasformazione alimentare. Una rete diffusa e capillare, sostenuta da un sistema distributivo che va dai supermercati ai discount, dai mercati tradizionali ai farmers’ market, fino ai negozi di prossimità.
Ma, sottolinea Coldiretti, è necessario un cambio di passo: servono accordi di filiera che stabiliscano obiettivi chiari, standard qualitativi rigorosi e soprattutto prezzi equi. La nuova legge contro le pratiche sleali e speculative, già in vigore, prevede che il prezzo pagato all’agricoltore non scenda mai sotto i costi di produzione, ma ora bisogna farla applicare, concretamente e su larga scala.
Le cause della nuova emergenza: guerra, energia, filiera ingiusta
Se oggi in Puglia si spende di più per mangiare meno, le cause sono molteplici. A incidere c’è l’aumento dei costi energetici, innescato in parte dalla crisi geopolitica in Medio Oriente, che ha fatto impennare i prezzi dell’energia, con ricadute lungo tutta la filiera produttiva e distributiva. Ma c’è anche una questione strutturale, denunciata da anni dalle associazioni agricole: la disparità cronica nella distribuzione del valore, che lascia ai produttori agricoli solo le briciole di quanto speso dal consumatore finale.
Il risultato è una filiera sempre più sbilanciata, che scoraggia il lavoro nei campi, impoverisce le famiglie e mina la sicurezza alimentare.
Prospettive: come uscire dalla spirale
Di fronte a questi numeri, il rischio è che nei prossimi mesi l’emergenza alimentare diventi silenziosa ma drammatica, con famiglie sempre più povere e campagne sempre più abbandonate.
Coldiretti propone una strategia chiara: tutelare le produzioni locali, garantire prezzi equi agli agricoltori, rafforzare i mercati contadini come strumenti di trasparenza e vicinanza, e rilanciare l’agricoltura come settore strategico per la sovranità alimentare del Paese.
In una regione come la Puglia, dove la terra è ancora uno dei principali motori di economia e identità, il diritto al cibo passa anche per il riconoscimento del lavoro agricolo come pilastro della comunità. E in questo contesto, sapere da dove arriva ciò che mangiamo, e quanto vale davvero, non è solo una questione di salute o di spesa. È una questione di giustizia.
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Testata: Buonasera
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