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Bari
21 Giugno 2025 - 11:32
Agricoltura
BARI – Nei campi pugliesi si lavora all’alba o sotto le stelle. Con il termometro che sfiora picchi africani e la siccità che da mesi affligge la regione, gli agricoltori sono costretti a raccogliere e lavorare di notte o nelle prime ore del mattino, quando le temperature sono più sopportabili. È quanto segnala Coldiretti Puglia, descrivendo una situazione ormai al limite per il comparto agricolo.
La morsa del caldo, sopraggiunta dopo una lunga assenza di piogge, ha impresso una repentina accelerazione alla maturazione delle colture, obbligando gli operatori a procedere con urgenza alla raccolta di frutta e verdura. Non è possibile interrompere i lavori nei campi, come può accadere in altri settori dove i dipendenti hanno accesso alla cassa integrazione. Se le produzioni non vengono ritirate in tempo, rischiano infatti di andare completamente perdute.
Fieno, legumi, ortaggi e cereali sono al centro delle attività più intense di questi giorni. Lavorazioni agronomiche, imballaggio del foraggio per il bestiame e trebbiature avvengono sotto una pressione crescente, non solo per i tempi stretti, ma anche per le condizioni ambientali sempre più proibitive.
Nei frutteti si tenta di anticipare la raccolta e diradare i frutti, eliminando quelli che non riusciranno a maturare a causa dello stress climatico. Le serre sono ormai inaccessibili nelle ore centrali del giorno e le operazioni devono essere sospese per non mettere a rischio la salute dei lavoratori.
L’ondata di caldo ha conseguenze anche negli allevamenti. Secondo Coldiretti, la produzione di latte, uova e miele è in calo, mentre le coltivazioni destinate all’alimentazione animale – come foraggio, avena e orzo – stanno subendo forti perdite. La siccità ha già ridotto di circa la metà i raccolti di grano e altri cereali, con gravi ripercussioni su scala regionale.
Per le mucche, ad esempio, il clima ideale si aggira tra i 22 e i 24 gradi. Superato questo limite, gli animali mangiano meno e producono meno latte. Con le alte temperature, ogni capo arriva a bere fino a 140 litri d’acqua al giorno, il doppio rispetto ai periodi meno caldi. Nelle stalle si corre ai ripari con ventilatori, sistemi di nebulizzazione e pasti somministrati a piccole dosi, per alleviare il disagio e favorire l’alimentazione.
A complicare ulteriormente il quadro c’è una disponibilità di acqua fortemente ridotta, con oltre 164 milioni di metri cubi in meno negli invasi regionali rispetto alla capienza massima. Questo rende impossibile garantire l’irrigazione regolare delle colture, che si trovano in uno stato di marcato stress idrico.
Secondo Coldiretti, la situazione attuale è una chiara conseguenza dei cambiamenti climatici, che in Puglia si manifestano con una distribuzione sempre più irregolare e discontinua delle precipitazioni. La sicilità è ormai la calamità naturale più frequente e dannosa per l’agricoltura locale, con una stima di oltre 70 milioni di euro di perdite ogni anno, sia in termini di quantità che di qualità del raccolto.
Per contenere i danni e tutelare i lavoratori, Coldiretti sollecita l’adozione di strategie mirate, che prevedano l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, la sospensione delle attività nelle ore più calde e l’estensione del lavoro notturno. Solo così, conclude l’associazione, si potrà garantire un equilibrio tra la salvaguardia della salute e la continuità della produzione agricola.
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