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Brindisi

On. Palmisano: «Destinare il Recovery al riarmo è un tradimento, il Sud sarà il primo a pagare»

L’europarlamentare pugliese del Movimento 5 Stelle attacca duramente il voto del Parlamento Ue sul rapporto Muresan-Negrescu: «Così si mette a rischio lo sviluppo del Mezzogiorno. Il Pnrr non può finanziare la guerra»

Valentina Palmisano

Valentina Palmisano

BRINDISI - Un attacco frontale all’uso dei fondi europei per finanziare il riarmo, quello lanciato dall’europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Valentina Palmisano, che interviene dopo l’approvazione in Parlamento europeo del rapporto Muresan-Negrescu, documento che apre alla possibilità di impiegare parte delle risorse del Recovery Fund per la difesa comune europea.

«Si tratta di una scelta gravissima – afferma Palmisano – che stravolge lo spirito con cui era nato il Next Generation EU. Quelle risorse dovevano rilanciare la sostenibilità, la coesione e lo sviluppo, non alimentare l’industria bellica».

Secondo la parlamentare di Brindisi, l’impatto sarà pesantissimo soprattutto per il Mezzogiorno, che rischia di vedere ulteriormente ridotto il proprio margine di crescita all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «In questo modo – avverte – la Puglia e le altre regioni del Sud perderanno nuove opportunità di sviluppo, mentre il governo potrà spostare con facilità i fondi europei verso la spesa militare, esultando assieme ai ministri Giorgetti e Crosetto».

Palmisano parla di un vero e proprio «scippo al Pnrr», che allontana l’Italia dalle priorità di inclusione e sostenibilità previste inizialmente dal piano e danneggia in particolare i territori più fragili del Paese.

«Gli eurodeputati italiani che hanno votato a favore del testo – aggiunge – devono assumersi la responsabilità politica e morale di questa decisione davanti ai cittadini. Così si rinnega la promessa di ricostruzione e si legittima una deriva militarista che nulla ha a che fare con i bisogni del Paese reale».

Il Movimento Cinque Stelle, conclude Palmisano, continuerà a contrastare ogni tentativo di utilizzare il Recovery Fund per armamenti, rivendicando la necessità di tutelare le aree più deboli e di investire su scuola, sanità, lavoro e innovazione, non sulle armi.

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