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Agricoltura

Fondi anti-xylella, Confagricoltura lancia l’allarme: “Inaccettabile non usare oltre 1 milione di euro”

Dura presa di posizione dell’associazione agricola sulla gestione delle risorse contro il batterio killer: tra burocrazia e disillusione, troppi fondi restano inutilizzati mentre il Salento rischia di diventare un deserto

Antonello Bruno, presidente di Confagricoltura Puglia

Antonello Bruno, presidente di Confagricoltura Puglia

BARI - Un grido d’allarme si alza dalle campagne pugliesi. A lanciarlo è Confagricoltura Puglia, preoccupata per la mancata utilizzazione di una parte consistente delle risorse destinate al rilancio dell’olivicoltura nelle zone devastate dalla Xylella fastidiosa. Con la determina regionale 00451 dell’11 giugno 2025, sono state accolte 365 richieste di finanziamento, per un totale di 18.778.775 euro, su un fondo complessivo di 20 milioni. Tradotto: oltre 1,1 milioni di euro sono rimasti inutilizzati.

Un dato che, secondo l’organizzazione, non può passare sotto silenzio. «Ogni euro non speso rappresenta un’occasione persa per il futuro delle nostre campagne», dichiara Antonello Bruno, presidente di Confagricoltura Puglia. «Anche a fronte del buon lavoro dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, il persistere di un sottoutilizzo dei fondi in un contesto drammatico come quello causato dalla Xylella mostra chiaramente le difficoltà di un intero sistema e la crescente sfiducia degli operatori agricoli».

La malattia batterica ha colpito duramente il cuore olivicolo della regione, con circa 180.000 ettari compromessi e 30.000 posti di lavoro svaniti. Da oltre un decennio, l’epidemia ha risalito la Puglia, partendo dal basso Salento e raggiungendo anche le aree del Brindisino, del Tarantino e parte del Barese.

Secondo Confagricoltura, uno dei problemi principali è l’eccessiva pressione burocratica sugli uffici regionali, oggi impegnati anche nella gestione della nuova PAC, la Politica Agricola Comune dell’Unione Europea. Ma c’è anche un’altra ombra che si allunga sulle campagne: la tentazione del fotovoltaico.

«Sempre più imprenditori agricoli abbandonano la coltivazione per cedere alle sirene dei parchi solari», spiega Bruno. «È una deriva pericolosa. Trasformare il Salento in un’enorme distesa di pannelli non solo non crea lavoro stabile né valore economico, ma distrugge l’identità paesaggistica della nostra regione. I turisti non vengono in Puglia per vedere il silicio, ma per il verde degli ulivi».

Da qui l’appello per un cambio di rotta radicale. Per Confagricoltura serve una strategia straordinaria e a lungo termine, che preveda investimenti per almeno 1,5 miliardi di euro, mirati a rilanciare l’economia rurale e a ripristinare il paesaggio devastato. Ma è necessario, prima di tutto, spendere fino all’ultimo centesimo delle risorse già disponibili.

Tra le richieste urgenti avanzate dall’associazione figurano la semplificazione delle procedure burocratiche, l’incremento delle risorse regionali e statali per l’emergenza fitosanitaria, nuovi investimenti in ricerca scientifica e incentivi concreti alla riconversione agricola, anche attraverso l’adozione di metodi innovativi e sostenibili.

La proposta di Confagricoltura punta anche alla costruzione di una cabina di regia unitaria, che metta insieme Governo, Regione, organizzazioni agricole e imprenditori. Solo attraverso una collaborazione sinergica e concreta, sostiene il presidente Bruno, sarà possibile fermare l’emorragia agricola che sta dissanguando l’anima verde della Puglia.

E la sfida non è solo economica, ma anche culturale: riconnettere le nuove generazioni alla terra, renderle protagoniste di una rinascita agricola possibile, che passi dalla valorizzazione delle radici ma anche dall’innovazione tecnologica. Un compito complesso, ma inevitabile, se si vuole evitare che il futuro del tacco d’Italia sia fatto di campi abbandonati e deserti di specchi fotovoltaici.

Perché, come sottolinea ancora Confagricoltura, l’olio non è solo economia: è memoria, cultura, identità. E perderlo significherebbe perdere se stessi.

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