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Taranto

Un tarantino tra le stelle: Antonio Monopoli guida un team italiano tra i finalisti di un concorso spaziale mondiale

Il medico e psicologo Antonio Monopoli coordina un progetto selezionato nella fase finale del “Project Hyperion”, promosso dall’Istituto per gli Studi Interstellari. Un modello di civiltà umana per un viaggio di 250 anni oltre il sistema solare

L'Europa vista da un satellite

L'Europa vista da un satellite

TARANTO - Dal cuore della Puglia a un futuro lontano 250 anni luce: Antonio Monopoli, medico e psicologo nato a Taranto, è il coordinatore di un team italiano finalista del concorso internazionale “Project Hyperion – Design Competition”, promosso dall’Initiative for Interstellar Studies (i4is), uno dei più prestigiosi centri di ricerca sullo spazio profondo, con sede nel Regno Unito.

Il concorso, che ha coinvolto partecipanti da tutti i continenti, chiede ai candidati di progettare una nave interstellare generazionale capace di ospitare esseri umani per un viaggio di 250 anni verso un altro sistema stellare. Tra i pochi selezionati a livello globale c’è il gruppo coordinato proprio da Monopoli, già responsabile accademico presso l’Università di Bari, con un lungo curriculum che intreccia psicologia sociale, architettura ambientale e progettazione di sistemi complessi.

Il progetto italiano si distingue per un’impostazione fortemente umanistica. La nave pensata dal team sarà in grado di ospitare fino a 1.500 persone, ma l’innovazione più importante non riguarda i motori o la struttura ingegneristica: è la visione sociale ed esistenziale della missione. Il modello prevede una governance partecipativa, un’economia fondata sulla reciprocità e la cooperazione, ambienti progettati secondo i principi della biofilia e sistemi per la trasmissione culturale intergenerazionale.

“Una nave del genere – ha spiegato Monopoli – non può limitarsi alla tecnologia. Serve una società stabile e coesa, capace di garantire benessere e trasmettere valori e saperi nel tempo. È questa la vera sfida”.

Il progetto si articola in tre fasi operative: la selezione dei volontari, l’adattamento ai protocolli di bordo e infine il lancio della missione. Le soluzioni architettoniche e ambientali proposte integrano gravità artificiale, rigenerazione delle risorse vitali e una pianificazione spaziale attenta al benessere psicologico degli abitanti, concependo l’astronave come un ecosistema autosufficiente e armonico.

La selezione del progetto italiano tra i finalisti del concorso rappresenta un risultato di altissimo profilo non solo per il team, ma anche per Taranto e per l’Italia. I promotori del concorso, l’i4is, collaborano con enti come NASA, ESA, il MIT e le università di Harvard e Cambridge, ponendosi all’avanguardia nella riflessione scientifica sull’esplorazione interstellare.

Il legame tra passato e futuro è evidente. Se duemila anni fa Taranto fu una colonia magnogreca nata da un viaggio in mare, oggi un tarantino immagina una nuova colonia umana nello spazio, in una sorta di moderna fondazione etica e culturale, pensata per custodire e rinnovare l’umanità su scala cosmica.

Il concorso, che ha visto la partecipazione di team da Europa, Asia, Americhe, Africa e Oceania, si concluderà con la pubblicazione della graduatoria finale entro la fine di giugno. Il risultato atteso potrebbe rappresentare un riconoscimento simbolico e scientifico di grande rilievo per tutto il gruppo di lavoro italiano, ma anche per la città dei due mari, che oggi guarda allo spazio con occhi nuovi.

Con la visione di Antonio Monopoli e del suo team, Taranto si proietta idealmente oltre il sistema solare, mostrando come cultura, scienza e immaginazione possano generare modelli possibili di convivenza futura. E ricordando che, anche nel silenzio dello spazio profondo, l’anima di una comunità può continuare a vivere e a costruire.

Naturalmente è bene sottolineare che si tratta di uno studio che dovrà giungere a formulare delle ipotesi che poi la comunità scientifica dovrà analizzare.

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