BARI - Mai più la nascita di locali, bar, ritrovi e ristoranti che sconvolgono la vita dei residenti. Bari volta pagina con una decisione che i protagonisti non esitano a definire storica: è ufficialmente in vigore il nuovo Regolamento comunale per le attività di somministrazione di alimenti e bevande e per quelle artigianali alimentari con consumo sul posto. Si tratta di una svolta significativa nella gestione del commercio urbano, con regole più stringenti soprattutto per chi vuole aprire o trasferire locali nelle zone a tutela elevata della città.
Approvato dal Consiglio comunale ad aprile, il regolamento nasce da un lungo percorso di concertazione tra amministrazione, tecnici comunali e rappresentanti dei Municipi, con l’obiettivo di conciliarsi meglio con le esigenze dei residenti, senza penalizzare l’iniziativa privata.
La grande novità è che, per avviare una nuova attività in alcune aree sensibili della città, non sarà più sufficiente presentare la Scia, ma sarà necessario ottenere un’autorizzazione che verrà rilasciata solo se si raggiunge un punteggio minimo determinato da una griglia di indicatori ambientali, sociali e urbanistici.
“È un cambio di visione – ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo economico Pietro Petruzzelli –. Non vogliamo solo regolare le aperture, ma promuovere una gestione equilibrata del territorio, che tenga conto della qualità della vita nei quartieri”. Le nuove norme, spiega, mirano a disincentivare progetti che non siano sostenibili e a spingere gli imprenditori a valutare anche altre zone della città meno congestionate.
Le aree soggette a maggiore tutela, le cosiddette AST e ASET, comprendono luoghi noti per la forte concentrazione di locali e per le criticità emerse in passato sul piano della convivenza tra svago e quiete pubblica. Tra queste ci sono Bari vecchia, la zona Umbertina, viale Einaudi, via Mazzitelli, via Volta, l’area detta “Punto X” di Poggiofranco, e i lungomari e piazze centrali di Santo Spirito e Torre a Mare.
In queste aree, per ottenere il via libera all’attività, il progetto dovrà raggiungere almeno 70 punti nelle zone AST e 100 nelle zone ASET, su un massimo di 150. Il punteggio sarà calcolato sulla base di diversi indicatori di qualità, tra cui la distribuzione della popolazione residente over 50, la presenza di scuole e ospedali, la produzione di rifiuti urbani, il livello di insonorizzazione dei locali, la sostenibilità ambientale e l’accessibilità per le persone con disabilità.
Le regole si applicano anche ai trasferimenti di attività, quando queste si spostano da zone libere a zone tutelate. In caso di modifica delle caratteristiche del locale che comporti una diminuzione del punteggio iniziale, sarà necessaria una nuova istruttoria. Se il punteggio scende sotto la soglia minima, l’autorizzazione potrà anche essere revocata. In tutti gli altri casi, comprese modifiche migliorative, sarà sufficiente aggiornare la documentazione attraverso la Scia.
Il regolamento non si applica a esercizi interni a strutture ricettive, impianti sportivi, cinema, mense aziendali, strutture sanitarie, scuole, caserme, aree di servizio stradali e attività temporanee o a domicilio.
Il territorio comunale viene ora considerato un’unica area commerciale, ma con la possibilità di definire zone con esigenze specifiche. “Abbiamo introdotto uno strumento dinamico, aggiornabile ogni due anni – ha precisato Petruzzelli – per rispondere ai cambiamenti urbani e sociali”.
Con queste misure, l’amministrazione punta a migliorare la qualità urbana, tutelare la salute pubblica e rafforzare l’identità dei quartieri, orientando l’insediamento delle attività economiche verso un modello più sostenibile e rispettoso della convivenza cittadina.