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Taranto

Carabiniere ucciso, ora i poliziotti passano da indagati a parti offese. Intanto raccolti già 7.400 euro

I due agenti erano indagati per omicidio colposo per la morte di Michele Mastropietro. Ora la Procura apre un fascicolo per tentato omicidio a loro tutela. Intanto procedono le due raccolte fondi per le spese degli agenti e per i familiari di Carlo Legrottaglie

Il Commissariato di Grottaglie - foto di Francesco Manfuso

Il Commissariato di Grottaglie - foto di Francesco Manfuso

TARANTO – Un nuovo sviluppo nella complessa vicenda giudiziaria legata alla sparatoria avvenuta giovedì scorso e culminata con la morte di Michele Mastropietro, 59 anni, cambia il quadro a carico dei due poliziotti inizialmente indagati per omicidio colposo con eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. I due agenti, entrambi rimasti feriti nel conflitto a fuoco, sono stati formalmente riconosciuti come parti offese in un nuovo procedimento per tentato omicidio e lesioni gravi, in concorso con lo stesso Mastropietro, a carico di Camillo Giannattasio, l’altro latitante che si era arreso durante le fasi della cattura.

La novità è emersa questa mattina, durante il conferimento dell’incarico per l’autopsia sul corpo di Mastropietro, affidata al medico legale Roberto Vaglio di Lecce. L’esame è in corso nell’obitorio dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, alla presenza del pubblico ministero Francesco Ciardo. I due agenti coinvolti hanno nominato come consulente tecnico Giancarlo Di Vella, medico legale di Bari, mentre anche la controparte ha incaricato un proprio perito di fiducia.

Secondo le prime risultanze investigative, Mastropietro avrebbe fatto fuoco più volte durante la fuga, costringendo i due agenti a intervenire. Entrambi hanno riportato ferite non da arma da fuoco ma da cadute, avvenute mentre cercavano di bloccare il fuggitivo. Un colpo solo, esploso in risposta all'aggressione armata, avrebbe raggiunto Mastropietro al torace, provocandone la morte.

A sostegno della posizione difensiva degli agenti, gli avvocati Antonio La Scala e Giorgio Carta sottolineano che il nuovo riconoscimento processuale rafforza la tesi della legittima difesa, in un contesto di evidente pericolo per la vita dei poliziotti. La posizione iniziale di indagati, spiegano, era un atto dovuto in fase preliminare, ma ora le circostanze emergenti delineano un’azione di reazione legittima a un’aggressione armata.

Nel frattempo, davanti al Commissariato di Grottaglie, il sindacato Fsp Polizia, con la presenza del segretario provinciale Rocco Caliandro e del segretario regionale Daniele Gioia, ha organizzato un presidio per manifestare solidarietà ai due agenti coinvolti. Durante l’iniziativa è stato ribadito l’impegno a sostenere i poliziotti anche sotto il profilo legale ed economico.

Sono già attive due raccolte fondi distinte, che verranno cumulate. La prima, avviata dai colleghi della questura di Taranto, ha raccolto circa 1.600 euro. La seconda, promossa da amici e familiari dei due agenti, ha già raggiunto quota 5.800 euro. I fondi serviranno a coprire le spese legali e tecniche, e quanto eventualmente avanzato sarà devoluto alla moglie e alle figlie gemelle del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, rimasto ucciso in servizio poche ore prima del conflitto a fuoco.

La vicenda resta al vaglio della magistratura tarantina, che nelle prossime settimane valuterà tutti gli elementi raccolti per definire il quadro completo di quanto accaduto in quella tragica giornata.

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