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Omicidio Telegrafo, svolta dopo 10 anni: in carcere mandanti ed esecutori. Il video

Cinque arresti per l’omicidio mafioso del reggente del clan Strisciuglio. Determinanti le dichiarazioni dei pentiti e il ritrovamento dell’arma

Veduta aerea di Bari

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Omicidio Telegrafo, svolta dopo 10 anni: in carcere mandanti ed esecutori

BARI – A quasi 10 anni dal brutale agguato di piazza Umberto, nel cuore del quartiere Carbonara, la Procura di Bari segna una svolta decisiva nel caso dell’omicidio di Nicola Telegrafo, freddato la sera del 28 maggio 2015. La Polizia di Stato ha eseguito nel pomeriggio di ieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di cinque persone, ritenute a vario titolo coinvolte come mandanti ed esecutori del delitto. Il provvedimento, firmato dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, è stato notificato dopo anni di indagini serrate e complesse.

Secondo quanto emerso, Telegrafo era il reggente provvisorio del clan Strisciuglio, in attesa della scarcerazione del capo storico. L’agguato sarebbe maturato nell’ambito della sanguinosa faida tra il suo gruppo e la consorteria rivale dei Di Cosola, a cui risultano affiliati gli indagati destinatari della misura restrittiva. Le accuse spaziano dall’omicidio volontario alla detenzione e porto illegale di armi, fino alla ricettazione, con l’aggravante mafiosa dell’articolo 416 bis del codice penale.

A far luce sul delitto sono state intercettazioni telefoniche e ambientali, le immagini registrate la sera dell’omicidio e soprattutto le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alcuni dei quali coinvolti direttamente nell’esecuzione. Proprio grazie ai pentiti è stato possibile ricostruire nel dettaglio la dinamica del delitto e attribuire ruoli precisi: uno dei promotori del clan Di Cosola sarebbe stato il mandante, due affiliati gli esecutori materiali, mentre una donna e il suo compagno avrebbero avuto un ruolo operativo nella fase preparatoria.

Le rivelazioni hanno anche condotto gli inquirenti al ritrovamento dell’arma usata per uccidere Telegrafo, un elemento chiave che ha confermato il quadro accusatorio e rafforzato le indagini coordinate dalla Squadra Mobile della Questura di Bari.

Nell’inchiesta risultano indagati anche altri tre soggetti, che al momento non sono stati raggiunti da provvedimenti cautelari. Tra questi, il padre di uno dei killer, sospettato di aver contribuito a nascondere l’arma dell’omicidio.

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