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L'analisi
08 Giugno 2025 - 06:32
Lo scontro tra Elon Musk e Donald Trump
Nel primo quarto del XXI secolo si stanno ridefinendo le fondamenta della società globale e scuotendo le consolidate teorie di potere e governance. In questo scenario, figure carismatiche e polarizzanti come Elon Musk e Donald Trump non sono semplici attori politici o economici, ma catalizzatori di una più profonda trasformazione della cultura strutturale e funzionale nonché personaggi rivelatori delle emergenti tensioni intrinseche al "nuovo ordine" da loro stessi portato.
Il concetto di "tecno-feudalesimo", coniato dall'economista Yanis Varoufakis, offre una lente interpretativa particolarmente acuta per comprendere le dinamiche che emergono dal controllo crescente delle Big Tech e dall'accumulo di capitali digitali. Il tecno-feudalesimo postula un sistema in cui il profitto non è più primariamente generato dalla produzione industriale o dalla fornitura di servizi tradizionali, bensì dalla "rendita digitale" – l'estrazione di valore attraverso il controllo delle infrastrutture tecnologiche, delle piattaforme online e, soprattutto, dei dati. Gli utenti, spesso inconsapevolmente, diventano "servi della gleba digitali", la cui interazione e le cui informazioni alimentano il capitale delle contemporanee "signorie", i giganti tecnologici. Gli stessi Stati, tradizionalmente depositari della sovranità e del controllo sociale, si ritrovano in una posizione di crescente dipendenza da queste entità private, assumendo il ruolo di "vassalli".
Elon Musk: l'archetipo del tecno-feudatario
Elon Musk, con il suo impero che spazia dall'automotive (Tesla) all'esplorazione spaziale (SpaceX), dall'intelligenza artificiale e le neurotecnologie (Neuralink) fino al controllo di una delle principali piazze virtuali del dibattito pubblico (X/Twitter), incarna emblematicamente la figura del "tecno-feudatario". La sua influenza non si limita alla dimensione economica; egli detiene una capacità senza precedenti di plasmare infrastrutture critiche, orientare il progresso tecnologico e, attraverso le sue piattaforme, modulare il flusso dell'informazione e del discorso pubblico.
Musk opera come un sovrano contemporaneo, le cui decisioni imprenditoriali e le cui esternazioni pubbliche possono avere ripercussioni geopolitiche, economiche e sociali. La sua aspirazione a colonizzare Marte, a implementare chip neurali nel cervello umano o a riorganizzare la libertà di parola su una piattaforma globale non sono mere iniziative commerciali, ma manifestazioni di un desiderio di potere che trascende i confini tradizionali dello Stato-nazione. Il suo enorme capitale economico si traduce direttamente in capitale politico e sociale, consentendogli di agire al di fuori, o addirittura al di sopra, dei meccanismi democratici tradizionali, suscitando ammirazione e timore in egual misura. La sua figura solleva interrogativi terribili sulla concentrazione del potere e sulla responsabilità sociale in un'era di accelerazione tecnologica.
Donald Trump: la politica nell'era del tecno-feudalesimo
Donald Trump, sebbene non sia un magnate della tecnologia nel senso stretto, rappresenta un altro polo di questo scontro di poteri, incarnando un approccio politico che ha saputo sfruttare e al contempo sfidare le dinamiche del tecno-feudalesimo. La sua ascesa e il suo stile di comunicazione sono stati intrinsecamente legati all'uso intensivo delle piattaforme digitali, in particolare X/Twitter (prima dell'acquisizione di Musk). Trump ha dimostrato come le piattaforme, pur essendo private, siano diventate infrastrutture essenziali per la mobilitazione politica, consentendo un accesso diretto e non mediato a un vasto elettorato, aggirando i canali tradizionali dei media.
Tuttavia, il rapporto di Trump con le Big Tech non è stato privo di attriti. Le sue politiche protezionistiche, il suo focus su "America First" e le sue critiche alle pratiche di outsourcing e all'immigrazione qualificata (come i visti H1B, spesso richiesti dalle aziende tecnologiche) si sono scontrate con gli interessi globalisti di molte Big Tech. Figure a lui vicine, come Steve Bannon, hanno apertamente denunciato il "tecno-feudalesimo" come una minaccia alla sovranità nazionale e alla classe lavoratrice, accusando Musk di volerlo imporre su scala globale. Ciò rivela una tensione tra il potere economico e l'influenza politica dei nuovi "signori digitali" e la volontà di un certo populismo di riaffermare il primato dello Stato-nazione e dei suoi confini.
Lo scontro e le sue implicazioni sociologiche
Lo scontro, a volte personale, tra Musk e Trump, esemplifica una lotta per la supremazia in un mondo dove le gerarchie di potere sono in rapida evoluzione. Non si tratta solo di una contesa tra personalità forti, ma di una dialettica più profonda tra diverse forme di potere: quello del capitale tecnologico e della sua capacità di creare e controllare infrastrutture e realtà, e quello della politica tradizionale, che cerca di riaffermare la sua autorità in un contesto sempre più digitalizzato.
Questa dinamica solleva questioni fondamentali per la sociologia politica.
* La natura della sovranità
Se i giganti tecnologici detengono un controllo sempre maggiore sulle infrastrutture vitali e sui dati, chi detiene realmente la sovranità? Gli Stati sono destinati a diventare meri regolatori secondari o possono riaffermare la loro preminenza?
* La democrazia nell'era digitale
La concentrazione di potere nelle mani di pochi tecno-feudatari, che possono censurare, amplificare o sopprimere bisogni e fruizioni a loro discrezione, rappresenta una minaccia intrinseca ai principi democratici della libertà di espressione e partecipazione?
* La disuguaglianza sociale
Il tecno-feudalesimo rischia di esacerbare le disuguaglianze esistenti, creando una neo classe di "servitù digitale" e consolidando una neo élite che detiene il controllo sui mezzi di produzione e di comunicazione?
* Il ruolo dello Stato
Come deve rispondere lo Stato a questa trasformazione? Attraverso la regolamentazione, la nazionalizzazione di alcune infrastrutture digitali o la creazione di alternative pubbliche?
In conclusione, l'analisi del tecno-feudalesimo, attraverso il prisma dello scontro tra figure come Musk e Trump, non è un mero esercizio accademico. È una necessità impellente per comprendere le forze che stanno plasmando la nostra società e per interrogarsi sulle possibili direzioni future. Il potere non risiede più solo nelle capitali o nei parlamenti, ma si è frammentato e redistribuito tra le architetture digitali e le mani dei loro proprietari. La sociologia politica del XXI secolo ha dunque il compito di decifrare e, semmai, porre argine a queste novelle geometrie di potere arbitrario. E, non di meno, ha il dovere di proporre, in avanguardia col futuro, modelli di progresso e sviluppo, auspicabilmente, di equità continua e costante democrazia.
Post scriptum: la cibernetica e la responsabilità umana
Il termine Cibernetica, ovvero la scienza del rapporto uomo-macchina, deriva dal greco Kibernetes, che significa "timoniere", e ciò ne svela l'essenza incontrovertibile. Sicché il futuro della tecnologia, come non può prescindere dall'intelligenza umana, ancor più deve combattere il pericolo che i pochi e qualificati "timonieri" del futuro possano diventare tiranni e padroni assoluti del mondo e non solo di terre e territori. Questo richiamo alla responsabilità etica dell'uomo è fondamentale nell'era dell'automazione aumentata e della intelligenza artificiale.
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