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Taranto

Arsenale a rischio paralisi: “Mancano 1.000 dipendenti, il Governo pensa solo al riarmo”

Il senatore Mario Turco accusa l’esecutivo Meloni di aver abbandonato gli enti della Difesa: “Saltato il piano assunzioni, competenze in fuga. Si scelgano le persone, non le armi”

Arsenale di Taranto

Arsenale di Taranto

TARANTO – L’Arsenale Militare Marittimo di Taranto rischia il tracollo. A denunciarlo è il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente ai ministri della Difesa e dell’Economia. Al centro della richiesta, l’emergenza occupazionale che colpisce uno dei principali presidi strategici del Paese, oggi in gravissima carenza di personale.

«A Taranto – accusa Turco – mancano oltre 1.000 lavoratori, tra tecnici e operai specializzati, indispensabili per garantire l’operatività della flotta. Mentre il Governo Meloni destina miliardi di euro a nuove armi, l’infrastruttura ionica viene lasciata allo sfascio, ignorando del tutto le esigenze produttive e occupazionali del territorio».

Nel mirino finisce il blocco del piano assunzionale avviato dal Governo Conte II, che prevedeva 315 nuove assunzioni proprio per rinforzare l’organico dell’Arsenale. «Quel piano – sottolinea Turco – è stato affossato senza proporre alcuna alternativa. Il risultato è una struttura tecnica in agonia, mentre le risorse pubbliche vanno a caccia di caccia: F-35, fregate Fremm, programma Tempest. Tutto, tranne chi finanzia il lavoro vero: i tornitori, i saldatori, gli operai».

Il senatore pugliese parla di follia strategica e ferita sociale, evidenziando come l’intero comparto della Marina Militare si regga su competenze professionali in via d’estinzione, che vengono sacrificate a vantaggio degli interessi delle lobby industriali. «Non possiamo permettere che l’Arsenale venga svuotato, mentre Taranto sprofonda nella disoccupazione», incalza.

La richiesta è precisa: immediato sblocco delle assunzioni, utilizzo delle graduatorie esistenti e inserimento di priorità occupazionali nel bilancio della Difesa per il 2025. «Se il Governo ha scelto le armi – conclude Turco – noi scegliamo le persone, il lavoro, la dignità. Diversamente, si va verso la chiusura di asset strategici per l’intero Paese».

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