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Manduria

Fotovoltaico sui vigneti del Primitivo, scatta la rivolta dei produttori

Il Consorzio di Tutela insorge contro l’impianto industriale tra Manduria e comuni limitrofi: “Minacciato un patrimonio agricolo e culturale. No alla transizione a scapito del territorio”

Un vigneto del primitivo di Manduria

Un vigneto del primitivo di Manduria

MANDURIA – Una netta e decisa presa di posizione arriva dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, che alza la voce contro il progetto regionale per l’installazione di impianti fotovoltaici su larga scala nei territori agricoli compresi tra Erchie, Avetrana, Torre Santa Susanna, Manduria e San Pancrazio Salentino.

Il procedimento autorizzativo, avviato dalla Sezione Transizione Energetica della Regione Puglia, è stato bollato come un errore strategico dagli organi del Consorzio, che denunciano il rischio concreto di compromettere in maniera irreversibile uno dei distretti vitivinicoli più prestigiosi d’Italia, noto a livello mondiale per la produzione del rinomato Primitivo di Manduria DOC e DOCG.

Con toni fermi, il Consiglio di Amministrazione ha espresso profonda preoccupazione per le ricadute devastanti che l’intervento potrebbe avere sull’intero comparto. «Il nostro vino non è soltanto un prodotto – si legge in una nota – ma l’espressione di un'identità collettiva costruita attraverso decenni di lavoro, rispetto dell’ambiente e tradizione. Intervenire in queste aree con impianti industriali significa cancellare una storia agricola e culturale radicata».

Il fronte del no, già attivo in passato, si è nuovamente mobilitato con viticoltori, associazioni di categoria e amministrazioni locali, determinato a impedire che i terreni vitati diventino sede di strutture che nulla hanno a che vedere con la vocazione agricola del territorio.

Secondo il Consorzio, le motivazioni dell’opposizione sono evidenti. Le aree individuate per l’intervento ricadono interamente nella zona di produzione del Primitivo di Manduria, e rappresentano un bene non solo economico ma anche paesaggistico e storico. «L’impatto di simili impianti – spiegano – andrebbe a minare l’equilibrio economico di centinaia di aziende agricole, con gravi conseguenze su produzione, occupazione e tenuta sociale delle comunità».

A peggiorare la situazione, rimarca il consorzio, la mancata informazione a numerosi proprietari terrieri, che sarebbero stati tagliati fuori dal processo decisionale, impedendo un confronto realmente partecipato.

«Siamo favorevoli alle energie rinnovabili – precisa la governance del Consorzio – ma la sostenibilità non può sacrificare il territorio e la sua storia. Il paesaggio agricolo del Primitivo, con la sua autenticità, è un bene da proteggere. La transizione ecologica va guidata con responsabilità, non imposta con logiche industriali che ignorano la natura dei luoghi e il tessuto produttivo».

Il Consorzio ha già presentato formale opposizione agli uffici competenti della Regione Puglia e annuncia che utilizzerà ogni strumento disponibile per fermare il progetto. «Non ci fermeremo – concludono – perché difendere questa terra significa proteggere un’eredità che appartiene a tutti. Il futuro energetico della Puglia non può passare sopra il cuore delle sue vigne».

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