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Amministrative 2025

Taranto al bivio, il ballottaggio cambia il volto della politica cittadina

L’apparentamento di Tacente con il centrodestra agita il fronte civico, il centrosinistra fallisce la ricucitura con il Movimento 5 Stelle. La città si prepara alla sfida decisiva dell'8 e 9 giugno

Palazzo di Città di Taranto

Palazzo di Città di Taranto

TARANTO – L’ultima scadenza utile per gli apparentamenti ufficiali, fissata per domenica 1 giugno, ha definitivamente ridisegnato gli equilibri in vista del ballottaggio dell'8 e 9 giugno. E il nuovo assetto promette di essere fondamentale nella partita per la guida di Palazzo di Città, ma anche sul futuro amministrativo di Taranto.

Il colpo di scena arriva da Francesco Tacente, che ha formalizzato l’accordo politico con l’intero schieramento del centrodestra, incassando il sostegno di quei partiti che al primo turno avevano sostenuto Luca Lazzàro. Un passaggio che segna una svolta profonda nel profilo politico della sua candidatura, nata all’insegna del civismo e ora legata a doppio filo alla filiera partitica del centrodestra.

«Oggi nasce la nuova coalizione civica e di centrodestra per il cambiamento», ha dichiarato Tacente, ringraziando Lazzàro e le forze politiche e civiche che hanno deciso di sostenerlo. «Vogliamo costruire un progetto basato su competenza, trasparenza e sviluppo sostenibile. Taranto ha bisogno di voltare pagina dopo anni di immobilismo».

Ma resta da capire come reagiranno le liste civiche originarie, che al primo turno avevano sposato una proposta estranea agli schemi partitici. L’apparentamento formale, se da un lato consolida la base elettorale di Tacente, dall’altro apre interrogativi sull’identità e la coerenza del progetto civico iniziale. Dalla risposta degli elettori di questo progetto dipenderà, probabilmente l’esito della partita.

Sul versante opposto, il centrosinistra guidato da Piero Bitetti non è riuscito nell’operazione più attesa: ricomporre il campo largo. La posizione ufficiale del Movimento 5 Stelle, affidata a Mario Turco e Leonardo Donno, è chiara: nessun accordo di governo, nessuna alleanza formale, ma una presenza all’opposizione con vigilanza sull’operato della prossima amministrazione.

«Sarà la nostra comunità a decidere come comportarsi al ballottaggio», hanno spiegato i vertici pentastellati, annunciando un’assemblea pubblica martedì 4 giugno alle ore 20, presso i giardini Virgilio. Un passaggio partecipativo, ma che rischia di lasciare il centrosinistra orfano di un alleato strategico nella sfida finale.

Bitetti dal canto suo tende la mano, ringrazia Annagrazia Angolano e i cittadini che partecipano al confronto, ribadendo la centralità del dialogo aperto e dei contenuti. Poi rilancia i punti cardine del suo programma: no all’AIA, chiusura delle fonti inquinanti, difesa dei lavoratori dell’indotto Ilva, rigenerazione urbana senza consumo di suolo, no al Comparto 32 e alla privatizzazione di nidi e rifiuti.

Forte anche il messaggio sul reddito di dignità comunale, la trasparenza nella gestione pubblica e il rilancio delle partecipate: «AMIU va riorganizzata con un nuovo CdA competente e indipendente», ribadisce. «La mia lealtà è verso Taranto. Non cerchiamo tatticismi ma alleanze vere, sui contenuti e alla luce del sole».

Ma il vero problema di Piero Bitetti sarà quello di tenere insieme tutti i pezzi che lo hanno portato ad arrivare in testa al primo turno. Il dictat in queste ore, infatti, è quello di convincere i suoi che la partita non è affatto archiviata e che sarà finita solo alle 15 di lunedì 9 giugno quando si chiuderanno le urne e si comincerà il conteggio dei voti. Fino ad allora, trapela dalle segrete stanze del centrosinistra, tutti si devono sentire impegnati alla conquista di ogni voto disponibile.

Ora la città è chiamata a scegliere. Con un centrodestra che entra ufficialmente in campo a sostegno di Tacente e un centrosinistra che tenta di rimanere compatto ma senza siglare accordi, la sfida si preannuncia decisiva e carica di incognite. Il voto dirà quale modello di città prevarrà: quello dell’apertura civico-partitica o quello dell’identità progressista. Ma soprattutto, dirà chi ha saputo parlare meglio ai tarantini.

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