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Taranto

«Ho ucciso mia madre e le ho strappato il cuore», dichiarazioni shock in aula

Prosegue il dibattimento sull’omicidio a Leporano dello scorso novembre. L’imputato è il figlio della vittima: dichiarazioni sconnesse, ma giudicato lucido. Respinta la perizia psichiatrica

Il Tribunale

Il Tribunale di Taranto

TARANTO – Si è tenuta ieri, venerdì 30 maffio, una nuova scioccante udienza davanti alla Corte d’Assise di Taranto, nell’ambito del processo per l’omicidio di una donna di 73 anni, massacrata con inaudita violenza nella sua abitazione di Leporano, il 13 novembre dello scorso anno. Sul banco degli imputati siede il figlio della vittima, un uomo di 46 anni, ex infermiere militare, che ha confessato il delitto e fornito agli investigatori un racconto agghiacciante.

L’imputato ha dichiarato di aver ucciso la madre e strappato il suo cuore, poi gettato in strada. Il referto autoptico ha confermato che la rimozione dell’organo è avvenuta dopo il decesso, ma non ha chiarito tutti gli aspetti. Nell’indagine è emersa anche una ipotesi estrema: l’uomo potrebbe aver ingerito una porzione del cuore prima di disfarsene, ma non ci sono prove definitive a sostegno di questa pista.

Durante gli interrogatori, l’uomo ha proferito affermazioni sconnesse, sostenendo che la madre lo avrebbe costretto a pratiche cannibalistiche, arrivando persino a coinvolgere nei racconti il padre, deceduto anni fa in un incidente. Tuttavia, gli inquirenti hanno escluso l’attendibilità di queste dichiarazioni, ipotizzando un movente economico alla base del delitto.

Nel corso dell’udienza hanno deposto tre ufficiali dei Carabinieri, che hanno ripercorso le prime fasi dell’inchiesta e descritto il comportamento dell’imputato nei momenti successivi al crimine. Secondo quanto riferito, l’uomo si sarebbe presentato spontaneamente ai militari armato di due spade, nascoste sotto il giubbotto. Nell’auto sono stati trovati altri coltelli, ma non le armi del delitto, mai rinvenute.

Nonostante il quadro inquietante e le evidenti distorsioni nelle dichiarazioni, la richiesta di perizia psichiatrica è stata respinta. La Corte, presieduta dalla giudice Fulvia Misserini, ha ritenuto che l’imputato fosse pienamente capace di intendere e volere al momento del fatto, e dunque in grado di affrontare il processo.

Nel prossimo appuntamento in aula, fissato per le prossime settimane, sarà chiamato a testimoniare un familiare della vittima, appartenente all’Arma dei Carabinieri, che fu il primo a scoprire il corpo nella villetta. Verrà ascoltata anche una vicina di casa, presente nel quartiere al momento del delitto.

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