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Il caso

Trovata in una pozza di sangue, fermato il figlio maggiore

L'agghiacciante confessione: «Ho strappato il cuore della mamma»

Il fatto a Leporano

Il fatto a Leporano

Donna uccisa a Leporano, fermato il figlio maggiore.

Questa mattina, alla luce esiti dell'attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto  in merito al rinvenimento, nella serata di ieri, a Leporano, del cadavere di una donna di 73 anni, i Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dal pm nei confronti del figlio maggiore della vittima.

«A far scattare l'allarme il nipote della donna che, contattato dal cugino, residente all'estero, che gli aveva manifestato  preoccupazione perché la madre non rispondeva alle sue chiamate telefoniche, dopo essersi recato presso l'abitazione della zia per accertarsi delle sue condizioni di salute, l'aveva rinvenuta, esanime, nei pressi della sua autovettura, notando attorno al suo corpo una vistosa chiazza di sangue - si legge in una nota firmata dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia, e dal Comandante provinciale dei Carabinieri di Taranto, colonnello Antonio Marinucci - Immediatamente intervenuti sul luogo, i Carabinieri hanno riscontrato che  la donna presentava una ferita all'altezza dell'addome che aveva determinato una copiosa fuoriuscita di sangue. Sul posto è intervenuto anche il personale della Sezione Investigazioni Scientifiche che ha proceduto ai rilievi tecnici, unitamente al pm di turno».

«Dalle dichiarazioni rese, nell'immediatezza dei fatti, dall'altro figlio della vittima, accorso sul posto a seguito della chiamata del cugino, da quest'ultimo e da una vicina di casa, è emersa l'esistenza di rapporti conflittuali tra la donna ed il figlio lì presente, determinati dalla precaria situazione economica dello stesso. Sentito dal pm, al fine di meglio circostanziare i fatti, l'uomo, dopo le iniziali reticenze, ha reso ampie ed articolate dichiarazioni autoaccusatorie; nello  specifico, ha riferito di avere ucciso la madre nel corso della mattinata utilizzando due coltelli che aveva portato con sé e precisamente un coltello sardo tipo "Pattada" ed un coltello a scatto; quindi, dopo aver cercato di liberarsi delle armi e degli indumenti indossati durante l'esecuzione del delitto, ha dichiarato di aver sparso candeggina all'interno della casa e staccato il tubo del gas nella prospettiva di ''far saltare la casa"; quanto al movente forniva dichiarazioni contrastanti e, per certi versi, inverosimili, precisando di aver "strappato il cuore della mamma".

«Tali dichiarazioni sono state confermate anche nel corso del successivo interrogatorio cui lo stesso, alla presenza del difensore di fiducia, è stato sottoposto in qualità di indiziato di reato; nel corso della confessione ha fornito altri agghiaccianti dettagli, affermando di aver commesso il fatto nella giornata precedente, di aver dapprima colpito la madre dietro la nuca e,  successivamente, non essendo riuscito ad ucciderla subito, di averle inferto diverse coltellate alla gola, all'addome  ed, infine, allo sterno per prelevarle il cuore, restando vicino a lei fino al momento del suo ultimo respiro».

«Le dichiarazioni confessorie sono apparse assolutamente genuine e riscontrate oggettivamente sia dai rilievi ed accertamenti urgenti compiuti dalla polizia giudiziaria sui luoghi del delitto sia attraverso il sequestro di armi dello stesso tipo di quelle descritte in sede di confessione. Sulla base delle plurime emergenze investigative, il pm ha emesso decreto di fermo nei confronti del presunto indiziato per il reato di omicidio aggravato, commesso, con premeditazione e crudeltà, in danno della propria madre. Va precisato che nei confronti della persona fermata vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna».

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