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Il fatto
31 Maggio 2025 - 05:57
Aula di tribunale
BARI – Una sentenza pesantissima ha chiuso il primo capitolo giudiziario dell’inchiesta "Codice Interno" condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. La giudice per l’udienza preliminare Valeria Isabella Valenzi ha inflitto condanne a 40 imputati per reati legati al traffico di stupefacenti, con pene che variano da 2 anni e 10 mesi fino a un massimo di 20 anni di reclusione.
Il procedimento si è svolto con il rito abbreviato e ha riguardato in particolare il ramo dell’indagine concentrato sul quartiere Japigia, storica roccaforte del clan Parisi-Palermiti, escludendo al momento gli aspetti legati ai rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Al centro dell’accusa, un’articolata rete criminale dedita alla produzione, trasporto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, attiva tra giugno 2017 e settembre 2018.
I giudici hanno ritenuto colpevoli numerosi imputati con l’aggravante dell’associazione finalizzata al traffico di droga. Le condanne più dure sono state emesse nei confronti del boss Eugenio Palermiti e di altri soggetti identificati come vertici dell’organizzazione: Raffaele Addante, Filippo Mineccia, Michele Ruggieri e Silvio Sidella. A loro si aggiungono Giovanni Palermiti, figlio del capoclan, condannato a 18 anni, e Radames Parisi, nipote del noto boss Savino Parisi, che dovrà scontare 18 anni e 6 mesi.
I condannati ritenuti membri dell’associazione criminale sono stati inoltre obbligati a risarcire la Regione Puglia, che si è costituita parte civile nel processo, oltre a dover coprire le spese legali sostenute dall’ente pubblico.
Nel verdetto sono emerse anche 7 assoluzioni piene, con formula "per non aver commesso il fatto", mentre per alcuni imputati vi sono state assoluzioni parziali riguardanti specifici capi d’accusa. Un altro indagato è stato prosciolto per intervenuta prescrizione.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
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