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L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia, il dossier sul tavolo di Meloni

Bisognerà attendere lunedì 9 giugno - il giorno in cui si saprà anche il nome del nuovo sindaco di Taranto - per l’annunciata, attesa riunione del Tavolo sull’ex Ilva, lo stabilimento siderurgico che vive una nuova crisi

Acciaierie d'Italia, il dossier sul tavolo di Meloni

Acciaierie d'Italia, il dossier sul tavolo di Meloni

Prima un rinvio, poi un altro. E ora bisognerà attendere lunedì 9 giugno - il giorno in cui si saprà anche il nome del nuovo sindaco di Taranto - per l’annunciata, attesa riunione del Tavolo sull’ex Ilva, lo stabilimento siderurgico oggi Acciaierie d’Italia che vive una nuova crisi. Inizialmente previsto per il 26 e poi il 27 maggio, l’incontro vedrà al centro - ancora una volta - il futuro industriale e occupazionale della fabbrica pugliese, in una fase cruciale in cui si attende chiarezza sui piani produttivi, ambientali e sulle garanzie per i lavoratori. La nuova convocazione riporta al tavolo i rappresentanti istituzionali, aziendali e sindacali, chiamati a confrontarsi in un clima che si preannuncia decisamente teso. «C’è bisogno che tutti gli attori diano una mano e non ci siano attori che preferiscano mettere i bastoni tra le ruote: credo tutti comprendano cosa c’è in ballo» le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che dello stabilimento siderurgico di Taranto ha parlato nel suo intervento all’Assemblea di Confindustria a Bologna. Dura la replica arrivata dal senatore tarantino e vicepresidente nazionale del Movimento Cinquestelle Mario Turco, secondo il quale «Meloni ha solo accennato a presunte responsabilità della magistratura, senza offrire alcuna prospettiva concreta per il futuro dell’ex Ilva e dell’intero settore». Turco ha rilanciato l’idea della nazionalizzazione, che però non piace al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Intervistato da Il Tempo, il titolare del Mimit ha sottolineato le difficoltà derivanti dal noto sequestro dell’Altoforno 1 ribadendo comunque che il negoziato con la compagnia azera Baku Steel «sta andando avanti» e che «per giungere a compimento ci sono tre condizioni: l’accordo di programma in cui tutti gli attori dicono di essere d’accordo e sottoscrivano per l’approdo della nave rigassificatrice; l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale che recependo l’accordo di programma prevede un percorso di intervento a tutela della salute e dell’ambiente che sia sostenibile anche economicamente, oltre che quantificabile economicamente per chi subentra»; e che «quando si consegnano le chiavi, gli stabilimenti siano in attività, perché se fossero chiusi le conseguenze sarebbero significative sulle quote di mercato dello stabilimento».

Intanto, nei giorni scorsi si è tenuta una riunione sull’indotto. Confartigianato Puglia, Casartigiani Puglia, CNA Puglia e FAI Conftrasporto Puglia in una nota congiunta hanno espresso apprezzamento per la concretezza con cui il Governo e i commissari straordinari stanno affrontando la complessa fase di acquisizione dell’ex Ilva e la chiusura dell’altoforno Afo/1, che ha ridotto la produzione dell’acciaieria ai minimi storici”. le quattro associazioni hanno quindi chiesto al Governo, in piena collaborazione con la Regione Puglia, l’attivazione di adeguati supporti economici per le imprese dell’indotto, inclusi ristori e credito agevolato al fine di preservare la coesione e la dignità sociale nell’area ionica. Hanno in particolare richiesto attenzione per il comparto dell’autotrasporto, sollecitando l’adozione di strumenti in grado di garantire il coinvolgimento attivo delle imprese del territorio nei processi di innovazione e decarbonizzazione degli impianti.

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