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Bari

Operaio morto precipitando dalla sede Rai di Bari, la Procura chiede 2 anni per due imputati

Dieci anni dopo la tragedia, chieste due condanne per omicidio colposo. La vittima precipitò da 25 metri durante un intervento in via Dalmazia. Contestate gravi carenze nei dispositivi di protezione

Un'aula di Tribunale

Un'aula di Tribunale

BARI – A dieci anni dalla morte dell’operaio precipitato nel vuoto durante un intervento sulla facciata della sede Rai di Bari, la Procura ha formulato la richiesta di condanna per due imputati con l'accusa di omicidio colposo. Il pubblico ministero Ignazio Abbadessa ha chiesto 2 anni di reclusione per il datore di lavoro Giuseppe Rogondino e per il coordinatore della sicurezza Giancarlo Mondello, ritenuti responsabili delle gravi omissioni che avrebbero portato al decesso del lavoratore.

La tragedia risale al 15 ottobre 2015, quando l’operaio, impegnato su una piattaforma mobile in via Dalmazia, cadde da un’altezza di 25 metri mentre effettuava lavori sulla facciata dell’edificio. Secondo le ricostruzioni, non indossava casco né imbragatura, e la struttura su cui si trovava era priva dei parapetti laterali e dei dispositivi anticaduta obbligatori.

Oltre alle due condanne personali, la Procura ha chiesto anche una sanzione amministrativa da 320.000 euro per responsabilità degli enti coinvolti e un'interdizione di 6 mesi.

Per altri tre imputati – il committente dei lavori per conto della Rai, il noleggiatore della piattaforma e l’operaio che aveva installato il mezzo – il pm ha invece chiesto l’assoluzione, ritenendo non sussistenti profili di responsabilità penale diretta.

L’incidente sollevò fin da subito forti dubbi sulla sicurezza nei cantieri e sulle misure di protezione adottate nei lavori in quota. Il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e l’assenza di elementi strutturali di sicurezza sono stati indicati come cause dirette del decesso.

Il procedimento penale, aperto a seguito dell’indagine tecnica e delle verifiche ispettive condotte nei giorni successivi alla morte dell’operaio, si avvia ora verso la conclusione, con le richieste della Procura che pesano come un atto d’accusa nei confronti di una filiera che, secondo l’accusa, non ha garantito condizioni minime di sicurezza per chi lavorava in quota.

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