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Bari
25 Maggio 2025 - 06:18
Un'aula di Tribunale
BARI - Una riduzione consistente di pena è stata decisa dalla Corte d’Appello di Bari nel processo a carico di Piero Canonico, il 28enne riconosciuto colpevole dell'omicidio di Vito Caputo, 29 anni, e del tentato omicidio di Fabio Chiarelli. I giudici della prima sezione, presieduta da Eustacchio Cafaro, hanno condannato l'imputato a 13 anni di reclusione, rispetto ai 18 inflitti in primo grado con rito abbreviato.
L’episodio risale al 16 marzo 2023, quando, nel tardo pomeriggio, un inseguimento tra due auto, iniziato a Cellamare, si concluse in un parcheggio di Capurso. A bordo dei veicoli si trovavano, da un lato, Chiarelli e Caputo, dall’altro Canonico e suo padre. Una volta fermi, i quattro scesero dalle auto e scoppiò una violenta colluttazione.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri, durante il corpo a corpo Canonico sferrò 12 coltellate a Caputo, che morì poco dopo per le ferite riportate, e 9 fendenti a Chiarelli, rimasto gravemente ferito ma sopravvissuto.
Nel corso del processo d'appello, l'imputato ha rivolto parole di scuse ai familiari della vittima, dichiarandosi pentito e addolorato per l'accaduto. Tuttavia, la decisione dei giudici di ridurre sensibilmente la pena ha provocato sgomento e rabbia tra i parenti di Caputo.
Tra le parti civili costituite figura anche la compagna della vittima, madre della figlia avuta con Caputo. Il suo legale, l’avvocato Graziano Montanaro, ha commentato duramente la sentenza: “Per lei è molto difficile accettare che, a fronte di un omicidio così brutale e di un tentato omicidio, ci sia stata una così forte riduzione di pena”.
Dalle ricostruzioni processuali è emerso che alla base del drammatico fatto di sangue ci sarebbero stati contrasti personali di natura sentimentale: Canonico e Chiarelli avevano entrambi avuto relazioni con la stessa donna, ex di uno e poi compagna dell’altro. Quel giorno, Chiarelli – accompagnato da Caputo – aveva raggiunto Canonico a Cellamare per un presunto chiarimento, ma la situazione degenerò rapidamente, culminando nella tragica aggressione.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 60 giorni.
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