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Taranto

Ex Ilva, il tempo è finito: “Salviamo l’acciaieria o sarà disastro sociale”

I sindacati Fim, Fiom e Uilm alzano la voce: “Servono risposte chiare dal Governo. Con la cassa integrazione senza prospettive si condannano 20.000 famiglie alla povertà”. Atteso un confronto cruciale a Palazzo Chigi il 26 maggio

Ex Ilva, il tempo è finito: “Salviamo l’acciaieria o sarà disastro sociale”

Operai ex Ilva bloccano la statale per protesta - archivio

TARANTO - Il futuro dell’ex Ilva è appeso a un filo, e il tempo per trovare una soluzione si sta esaurendo. Lo dicono a gran voce Fim, Fiom e Uilm, le tre sigle sindacali che rappresentano i lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in Amministrazione Straordinaria e l’indotto, dopo una giornata di mobilitazioni e proteste che ha coinvolto gli stabilimenti e le piazze. Il messaggio è chiaro: la fabbrica può ancora essere salvata, ma bisogna agire subito.

Nel comunicato congiunto diffuso dalle segreterie nazionali, i sindacati accusano azienda e Governo di voler scaricare la gravissima crisi industriale e finanziaria sulle spalle degli operai, utilizzando anche il gravissimo incidente del 7 maggio, evitato per un soffio grazie al coraggio dei lavoratori e dei vigili del fuoco, come alibi per eludere le proprie responsabilità.

“Non ci rassegneremo a un destino ineluttabile”, scrivono le sigle metalmeccaniche, annunciando che nel confronto previsto il 26 maggio a Palazzo Chigi, saranno poste sul tavolo tutte le questioni rimaste finora senza risposta. Tra queste, i nodi dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, l’approvvigionamento del gas, la mancata condivisione con la Regione Puglia del piano di decarbonizzazione e il futuro della trattativa con Baku Steel.

Ma al centro della protesta c’è anche la recente decisione unilaterale dell’Amministrazione Straordinaria di estendere la cassa integrazione, che secondo i sindacati rischia di gettare nella disperazione migliaia di famiglie, senza alcun progetto concreto di rilancio. I rappresentanti dei lavoratori chiedono inoltre chiarimenti urgenti sulle tutele per l’indotto, le risorse per la continuità salariale e il finanziamento della ripresa produttiva.

La posizione dei sindacati è netta: senza lavoro, non ci può essere transizione ecologica, né tutela dell’ambiente o della salute. La vera emergenza, dicono, è una cassa integrazione che diventa cronica, priva di qualsiasi prospettiva occupazionale o industriale.

Il Governo non può pensare di risolvere questa crisi da solo”, avvertono Fim, Fiom e Uilm, chiedendo un confronto stabile e trasparente con tutte le istituzioni e gli attori coinvolti. L’obiettivo: evitare un disastro sociale e industriale che coinvolgerebbe almeno 20.000 famiglie tra diretti e indotto.

“Solo garantendo occupazione e reddito si può davvero ripartire”, concludono i sindacati, promettendo di tenere costantemente aggiornati i lavoratori sul prosieguo del confronto. Ma la sensazione, sempre più forte, è che senza un’azione concreta e immediata, l’ex Ilva sia davvero vicina al punto di non ritorno.

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