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Il caso
21 Maggio 2025 - 07:18
Le aiuole cementificate a Martina Franca
MARTINA FRANCA – In una città che si proclama sensibile alla transizione ecologica, la scelta di cementificare le aiuole attorno agli alberi ha acceso un acceso scontro politico e civile. A sollevare il caso è il consigliere comunale dell’Udc, Fabio Chiarelli, che ha denunciato pubblicamente gli interventi eseguiti in Zona Pergolo, criticando duramente l’Amministrazione guidata dal sindaco Gianfranco Palmisano.
Le immagini circolate in rete parlano chiaro: aiuole ridotte a semplici bordi di cemento, con radici degli alberi costrette in spazi angusti, e tronchi in alcuni casi intaccati per far combaciare i cordoli dei marciapiedi. “A Martina Franca si parla di ecologia, ma intanto si soffocano gli alberi sotto il cemento”, ha scritto Chiarelli in un post social diventato virale.
Secondo il consigliere, si tratta di un approccio anacronistico e dannoso, che tradisce ogni principio di sostenibilità urbana. «Altro che transizione ecologica – afferma – qui si torna indietro di decenni. Queste aiuole non sono abbellimenti, sono ecosistemi urbani e vanno trattate come tali». In altre città, fa notare, si utilizzano materiali drenanti, si ampliano le superfici verdi, si punta a integrare alberature e suolo urbano, non a cancellarle per ragioni estetiche.
Il caso si aggrava quando il consigliere fa riferimento ai lavori nei pressi del Palazzetto dello Sport, dove – secondo la sua ricostruzione – alcuni tronchi sarebbero stati danneggiati pur di far coincidere la posa dei cordoli. “Un intervento da anni ’70 – accusa – inaccettabile nel 2025, quando ogni opera pubblica dovrebbe partire da una valutazione ambientale attenta”.
La polemica, oltre al merito tecnico, tocca anche il terreno politico. Le dichiarazioni di Chiarelli suonano come una condanna netta alla giunta di centrosinistra, colpevole – a suo dire – di portare avanti una visione ornamentale e obsoleta del verde urbano. «Le aiuole non sono contorni, sono parte viva della città. Cementificarle significa ignorare il valore ambientale e sociale del verde pubblico», aggiunge.
«In tempi in cui si parla di resilienza climatica, sostenibilità e vivibilità urbana, vedere gli alberi intrappolati nel cemento è un insulto al buon senso», conclude Chiarelli, definendo l’intervento «una regressione, non una manutenzione».
Il caso apre un nuovo fronte nella discussione cittadina sulla cura del territorio, mettendo sotto i riflettori il rapporto tra progettazione urbana e tutela ambientale. E mentre il dibattito infiamma i social e le opposizioni alzano la voce, resta l’immagine simbolica di quelle aiuole sigillate come emblema di un’idea di città ancora lontana dalla sua promessa ecologica.
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