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Agricoltura, cresce il numero delle giornate lavorate ma resta alta la precarietà

Nel 2024 aumentano gli iscritti e le giornate dichiarate all’Inps, ma un lavoratore su quattro non supera le 50 giornate. Dora Lacerenza della Flai Cgil: “Situazione ancora fragile, serve stabilità e dignità”

Dora Lacerenza

Dora Lacerenza

ANDRIA – Piccoli segnali di ripresa nel lavoro agricolo della provincia Bat, ma la fotografia complessiva restituisce un comparto ancora segnato da precarietà, bassi redditi e forte discontinuità occupazionale. Secondo i dati ufficiali resi noti dall’INPS e analizzati dalla Flai Cgil Bat, nel 2024 gli iscritti agli elenchi anagrafici sono saliti a 17.399, con 88 braccianti in più rispetto al 2023. Un dato positivo, se si considera il trend negativo degli ultimi anni: dal 2017 al 2024 si sono persi complessivamente 3.514 lavoratori, quando gli iscritti superavano quota 21.000.

A crescere in maniera più evidente sono state però le giornate lavorative dichiarate, che nell’ultimo anno hanno raggiunto quota 1.739.000, in aumento rispetto alle 1.714.000 del 2023, con un saldo positivo di 25.564 giornate in più. Se rapportata agli iscritti, la media è cresciuta di circa 1,5 giornate per ogni lavoratore.

«A conti fatti – commenta con cautela la segretaria generale della Flai Cgil Bat, Dora Lacerenzaè un miglioramento troppo timido rispetto alle difficoltà strutturali del settore. La nostra agricoltura ha bisogno di stabilità, non di numeri altalenanti».

L’analisi dei singoli comuni mostra Andria in testa per incremento delle giornate lavorate, con 5.489 in più rispetto all’anno precedente. A seguire Margherita di Savoia con 3.825 giornate, Barletta con 3.294, San Ferdinando con 3.278 e Bisceglie con 3.274. L’unico comune che registra un calo significativo è Minervino Murge, con 1.134 giornate in meno.

Ma è nel dettaglio qualitativo che emergono le maggiori criticità. Il 27% degli iscritti nel 2024 non ha superato le 50 giornate lavorative, soglia che preclude l’accesso a molte prestazioni previdenziali. Inoltre, solo il 4% ha superato le 181 giornate lavorate, mentre il 26% si colloca tra 151 e 180, segno di una presenza lavorativa parziale e spesso non sufficiente a garantire continuità reddituale.

Sul fronte della presenza straniera, l’INPS registra nel 2024 3.014 lavoratori immigrati, in crescita di 310 unità rispetto al 2023. Di questi, 1.379 sono cittadini romeni, ormai stanziali nel territorio, seguiti da 358 marocchini, 124 provenienti dal Bangladesh, 108 senegalesi e 101 nigeriani, oltre a piccoli gruppi di altre nazionalità.

La componente femminile rimane bassa: solo il 14,8% dei lavoratori agricoli iscritti nel 2024 è donna, ben lontana dalle percentuali di altre province pugliesi, dove si tocca anche il 50%.

«L’incidenza delle giornate lavorate dai braccianti stranieri – sottolinea Lacerenza – si ferma al 14,5% del totale. È una percentuale marginale, che smentisce il luogo comune secondo cui il settore non trova manodopera per la mancanza di lavoratori stranieri. Il problema non è l’assenza di forza lavoro, ma la mancanza di condizioni contrattuali stabili e dignitose».

La segretaria della Flai Cgil Bat conclude con un appello: «In una provincia come la nostra, ad alta vocazione agricola, non possiamo accettare che la precarietà sia la regola. Chiediamo politiche serie per la tutela dei lavoratori agricoli, affinché possano avere un impiego regolare, sicuro e continuativo, all’altezza del ruolo fondamentale che svolgono per l’economia del territorio».

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