È quanto emerso da una complessa inchiesta della Procura di Trani, che ha portato alla denuncia di 31 persone, tutte residenti in diverse province pugliesi, con l’accusa di falso materiale in atto pubblico commesso da privati.
L’indagine, avviata nel 2023, ha raggiunto nelle scorse settimane un nuovo snodo investigativo: la Digos ha effettuato perquisizioni a Barletta, sequestrando cellulari, computer e dispositivi informatici ritenuti essenziali per ricostruire i flussi di documentazione alterata. In particolare, sono stati rinvenuti falsi documenti d’identità validi per l’espatrio, che fanno ipotizzare ulteriori risvolti della vicenda.
Al centro dell’indagine ci sono alcune società e cooperative operanti nel settore della sicurezza privata, accusate di aver prodotto e distribuito certificati di formazione completamente falsi, permettendo l’impiego di personale privo di qualifica in eventi ad alto afflusso di pubblico.
Tra gli indagati figura anche il presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa del Nord Barese, ritenuto uno degli snodi principali della catena di irregolarità.
L’inchiesta è partita da un episodio verificatosi il 17 settembre 2023, durante la gara di Serie A tra Sassuolo e Frosinone, quando alcuni steward furono coinvolti in una rissa. Le verifiche successive condotte dalla polizia di Arezzo accertarono che i documenti di abilitazione in loro possesso erano falsi e rilasciati da una società con sede nella provincia Bat.
Le indagini hanno inoltre svelato che l’ente erogatore degli attestati si era a sua volta appoggiato a un secondo ente di formazione privo di ogni riconoscimento legale, costruendo un sistema a catena che ha aggirato del tutto le normative sulla sicurezza.
Molti degli steward coinvolti non avevano mai partecipato ai corsi previsti per legge, ma erano comunque stati impiegati in manifestazioni pubbliche, mettendo a rischio la sicurezza di migliaia di spettatori.
Già a ottobre 2023, 29 persone erano state iscritte nel registro degli indagati, ma con l’ultima svolta l’inchiesta si è allargata, arrivando a coinvolgere 31 soggetti in totale.
Ora si attendono nuovi sviluppi, mentre la magistratura cerca di fare piena luce su una vicenda che mette sotto accusa l’intero sistema della formazione e del controllo nel mondo della vigilanza privata.